Un giovedì sera, terminata l’adorazione e le confessioni in parrocchia, incontro un uomo sulla cinquantina che mi vuole parlare. Phil viene da Saint Louis ed è in visita a Denver con la moglie per assistere il suocero, David, gravemente malato. Durante la nostra conversazione, mi colpisce la fede profonda di Phil. Il suo cuore è centrato in Cristo ed è seriamente preoccupato per il suocero, David, che si è allontanato da Dio anni fa in seguito al doloroso divorzio con la moglie, che era nata cattolica e l’aveva introdotto alla fede. Dopo il divorzio, David si è risposato e ha vissuto viaggiando, cercando di tenersi lontano da se stesso e da Dio. Anche ora, sul letto di morte, persiste in questa sua scelta.
Phil mi racconta che deve molto al suocero. Anche Phil è un convertito: aveva conosciuto David al corso di iniziazione alla fede cattolica. Entrambi militari, avevano fatto subito amicizia. In seguito, aveva conosciuto la figlia di David e l’aveva sposata. Phil ora desidera solo una cosa per il suocero: la sua riconciliazione con Dio. Dopo giorni di assistenza e di lunghi dialoghi, David accetta di vedere un sacerdote. Mi rendo disponibile a fargli visita il giorno seguente. La sera, prego la Madonna di darmi forza e di aprire il cuore di quest’uomo. Il giorno seguente, entro in casa e trovo David steso a letto. È un uomo anziano, spossato dalla grave malattia, con grandi occhi blu, al momento sospettosi. Di fianco al letto, c’è una fotografia che lo ritrae da giovane, con la divisa militare. Ho portato con me, oltre all’olio degli infermi, anche il corpo di Cristo. Sono un po’ teso e preoccupato perché capisco che David è pronto a resistere. Gli spiego apertamente il motivo della mia visita. Lui mi fa capire che non vuole ricevere i sacramenti. Non so cosa fare. A differenza di altri morenti incontrati in circostanze simili, David sembra conoscere bene la realtà di Dio. Ma è arrabbiato con Lui perché ha compiuto il passo della fede con la moglie da cui poi ha divorziato.
Quando intuisco che David è seriamente intenzionato a resistere, e l’unica strada che mi resta è andarmene, con il Santissimo Sacramento nella custodia appesa al collo, gli dico: “Se mandi via me, posso capirti. Non ci conosciamo e forse ti disturbo. Ma ti prego: non mandare via Lui, il Signore. Non rifiutare Lui, che è morto per darti la vita, quella che non finisce”. Con poche e povere parole, ho fatto appello alla realtà di Dio e alla responsabilità di David. Ho percepito che David si barricava nel rifiuto soprattutto per non darla vinta a quelli intorno a lui. Come se la riconciliazione con Dio fosse un capriccio del “povero genero, illuso e bigotto”, di fronte al quale lui, forte e combattivo, si ergeva vincitore. Ma ora che Cristo stesso è lì, in attesa di essere ricevuto, inerme di fronte alle resistenze umane, le cose cambiano. Di fronte alla potenza discreta di Cristo, racchiuso in quella debole ostia, tutta la sua resistenza risulta insensata. Voleva umiliare il Signore del cielo e della terra? Voleva veramente rinunciare alla vera vita, solo per dimostrare di essere più forte davanti a se stesso e agli uomini? David avrebbe potuto tragicamente insistere nel proprio rifiuto. Ma grazie a Dio, decide di non resistere. “Va bene” mi dice, “voglio confessare i miei peccati e ricevere il Signore”. È spirato due settimane dopo. Quindici giorni di intensa agonia, illuminata dalla rinnovata fede in Cristo. David ha portato la propria croce pregando il rosario e chiedendo di ascoltare la parola di Dio dalle labbra del genero e della figlia. Si è così preparato a ricevere la vera vita.
(Nella foto, una veduta del Rocky Mountain National Park, Colorado – photo Andrew Russel/flickr.com)