In occasione dell’ordinazione sacerdotale di alcuni giovani della diocesi di Reggio Emilia, mons. Camisasca ci ricorda la natura missionaria della Chiesa e il compito di ogni cristiano.

Carissimi fratelli e sorelle,
oggi la Chiesa è in festa perché riceve ancora una volta il dono dello Spirito Santo che rimane in modo permanente su di lei e fonda la sua unità nella ricchezza molteplice dei suoi carismi. A questa festa, che ci riporta al momento in cui, cinquanta giorni dopo la resurrezione, a Gerusalemme, lo Spirito Santo scese sugli apostoli e Maria riuniti nel cenacolo, si inserisce un ulteriore motivo di gioia e gratitudine al Signore. Oggi possiamo ordinare due presbiteri e un diacono, anch’egli avviato verso il presbiterato. Certo, potrete dire, sono pochi rispetto alle necessità della nostra Chiesa. Senza trascurare questo motivo di preghiera, soffermiamoci invece sulla grazia ricevuta di questi giovani che, dopo una lunga preparazione, intendono consacrare tutta la loro vita all’annuncio del vangelo, alla celebrazione dei sacramenti, alla cura delle comunità.

Mi rivolgo perciò a voi, carissimi Giancarlo, Andrea e Andrea,
saluto e ringrazio innanzitutto voi assieme ai vostri formatori, ai superiori del seminario, ai padri spirituali, agli insegnanti della scuola teologica, ai parroci delle vostre comunità di origine e di quelle nelle quali avete svolto servizio pastorale. Un saluto pieno di gratitudine anche ai vostri genitori, parenti e amici che vi fanno corona in questa celebrazione.
La festa di oggi ci parla della Chiesa e della sua missione. Non esiste una Chiesa che non sia missionaria. Essa riceve continuamente dal Signore i doni della sua unità, della sua bellezza, della sua luce, e nello stesso tempo, l’urgenza di incontrare gli uomini e le donne del mondo. È chiamata a rivelare a tutti che Dio esiste, che è un Padre, che ha mandato suo Figlio per mostrare la sua vicinanza a noi, per educare la nostra vita alla familiarità con l’eterno, per donarci la vita divina attraverso la sua morte e la gloria della sua resurrezione e infine ha mandato il suo Spirito per non lasciarci mai soli e senza il suo insegnamento.

Vorrei che proprio questo fosse il pensiero centrale di questa vostra giornata. Come dice Gesù nel vangelo: Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre (Gv 14,16). Il Paraclito, il Consolatore, lo Spirito Santo non è altro che lo spirito di Gesù. Ogni volta che voi lo invocherete, Egli vi verrà in aiuto, vi insegnerà tutto ciò di cui avrete bisogno e vi ricorderà le parole di Gesù. Vi aiuterà ad entrare a poco a poco nella sua vita, nel suo pensiero, nel suo modo di amare. Non chiudetevi mai perciò in voi stessi, ma sempre apritevi ai doni dello Spirito che arriveranno a voi attraverso i sacramenti che celebrerete e la vita delle comunità a cui apparterrete.

Dio, negli ultimi decenni, ha arricchito la sua Chiesa di molti carismi, nuove strade attraverso cui l’umanità di Cristo illumina e attrae a sé tante esistenze. Voi, che avete incontrato le comunità nate da don Pietro Margini e don Luigi Giussani, siete testimoni di tutto ciò. Sappiate attingere da questi grandi sacerdoti e dalla vita che da essi è sgorgata, non solo l’accento e la sapienza con cui accogliere, servire e parlare a tutti gli uomini e alle comunità che vi verranno affidate, ma anche l’umiltà, la fedeltà e la passione per la gloria di Cristo che essi hanno testimoniato.
Attraverso di loro siete stati accompagnati in una strada di riscoperta del vostro battesimo e di conoscenza affettiva dell’umanità di Gesù, che vi ha attratto a sé fino a suggerirvi il proposito di dare tutta la vostra vita per Lui e per la sua Chiesa. Vivere con verità la vostra appartenenza significa entrare nella coscienza di essere mandati a tutti, senza rinunciare alla vostra identità, ma valorizzando tutte le sensibilità presenti nelle comunità che vi saranno affidate e accompagnando ogni persona lungo la strada che il Signore ha pensato per lei.

Il sacerdote è un uomo che vive di relazioni. La sua relazione fondamentale è con Dio, ricercato nella preghiera, nella meditazione e nel silenzio, ma anche, allo stesso modo, nelle responsabilità del ministero. Nella vita sacerdotale non c’è opposizione tra preghiera e ministero. Anche se nei primi anni, dopo l’ordinazione, è giusta una certa insistenza sul privilegio da dare all’ordine dei tempi della preghiera, sempre più, con l’andar del tempo, saranno i volti stessi delle persone, le loro necessità, la fonte del vostro sostare con Dio, del vostro dialogo con Lui, delle vostre suppliche. Cercate nel presbiterio quelle relazioni personali che vi possano aiutare. Conto molto sulla vita comune, nelle sue varie forme espressive. Oggi la persona sola, anche la persona del sacerdote, può essere gravemente in pericolo: cercate sempre di condividere la vostra vita con altri fratelli che diventeranno la vostra strada verso Dio. Non c’è bisogno di dire tutto a tutti. Dio stesso vi indicherà le persone con cui potrete aprirvi maggiormente, ma non pensate mai di poter essere l’unico giudice della vostra vita. Chi pensa di risolvere da solo i propri problemi, cade il più delle volte in confusione.
Abbiamo tutti bisogno di saggi maestri che ci guidino. Non importa quale sia la loro età e il loro grado di cultura. Importa soltanto la loro esperienza di Dio e il loro disinteresse assoluto di fronte alla nostra persona.
Non rinunciate mai alla Messa quotidiana, alla confessione frequente, alla meditazione fatta ogni giorno, possibilmente all’inizio della giornata. Ma soprattutto non rinunciate mai alla letizia. Rinnovate in voi continuamente la gioia di essere salvati, la gioia di essere stati scelti da Gesù per essere tramite del suo vangelo nel mondo. La gioia di potere incontrare la necessità delle persone, di poter stare con loro, ascoltandole, incoraggiandole come veri testimoni di speranza.

Siete ordinati nell’anno santo della Misericordia. Il Papa dice, giustamente, che questa è la parola riassuntiva di tutto il cristianesimo, sia perché noi siamo i primi oggetti della misericordia, sia perché siamo mandati a portare la misericordia di Dio.
Siamo oggetto di Misericordia: Dio ci ha guardato, ci ha scelti, ci ama, non per i nostri meriti, ma per un suo disegno. Lasciamoci sempre riempire da questa elezione e troviamo in essa l’energia della nostra missione. Privilegiamo i rapporti personali sopra ogni aspetto organizzativo delle nostre comunità, senza naturalmente dimenticare che, vivendo nello spazio e nel tempo, abbiamo bisogno anche di organizzazione. Ma essa sia sempre al servizio della crescita delle persone. Non lasciate mai che le difficoltà o i pesi occupino interamente il vostro cuore, ma apritelo sempre alla luce che vi permette di guardare a ciò che Dio opera e di ringraziarlo per i segni della sua bontà sulla terra.
Con questo animo fiducioso ed esultante ci disponiamo ora tutti al rito della vostra ordinazione.

 

Omelia nella vigilia di Pentecoste – Ordinazioni presbiterali di don Andrea Volta e don Giancarlo Minotta; ordinazione diaconale di Andrea Lazzaretti
Cattedrale di Reggio Emilia, 14 maggio 2016

(foto Trond Kristiansen)

massimo camisasca

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