Cari amici,
finalmente, grazie anche alle offerte raccolte in Italia, abbiamo iniziato la seconda fase dell’opera che tanto ci impegna, la costruzione della chiesa di Berdsk, una città che si trova nel territorio di Novosibirsk. La parrocchia, affidata a don Alfredo Fecondo, è intitolata a san Giuseppe. La chiesa di prima è bruciata in un incendio, ormai cinque anni fa. Sulle fondamenta, che abbiamo gettato a novembre, stiamo costruendo la struttura portante dell’edificio. Intanto è arrivato il disgelo e non è raro assistere a questo curioso contrasto: mentre sul lato esposto a sud gli alberi sono già verdi, verso settentrione sono ancora visibili i cumuli di neve. A fine marzo, fiumi di acqua e fango avevano solcato le vie di Berdsk: per dieci giorni era stato impossibile arrivare a piedi al cantiere. Per iniziare il lavoro, abbiamo dovuto sgombrare la strada. Alla signora Olga, una parrocchiana che lavora in questo campo, abbiamo chiesto di formare una squadra di colleghi per trasportare la neve alla discarica. Il giorno prima dei lavori sono andato a controllare la situazione (e a trattare sul prezzo…). In attesa del caposquadra, Olga ed io abbiamo sgomberato l’ingresso. Così, anche lei ha potuto dare il suo contributo. In tanti ci aiutano, persino le suore di clausura che ci hanno prestato la macchina fotografica. Il primo aprile, avevano finito lo sgombero del terreno. Il giorno dopo era domenica e dopo la messa, assieme ad alcuni parrocchiani, siamo andati a vedere lo stato dei lavori. Un trattore si era incagliato e ho cercato di spostare i blocchi di ghiaccio che lo imprigionavano. Ho scoperto che il ghiaccio non si trovava sul terreno, era il terreno. Sotto, c’era soltanto uno strato di terriccio acquitrinoso dove sono sprofondato fino alle caviglie. Meno male che dovevo andare a dire messa in un appartamento: mi sono fatto prestare calze e scarpe dal padrone di casa…
I muratori che lavorano nel cantiere sono simpatici. In occasione del Venerdì Santo, avevo scritto all’ingegnere chiedendo di sospendere il lavoro per 5 minuti, alle 15, come si faceva una volta da noi. Lui aveva risposto cortese: “Certamente!”. Quando arrivo in cantiere alle 15.40, scopro che ovviamente non c’era stata nessuna pausa. Decidiamo insieme di farla alle 15.45: in fondo, quando Gesù è morto, in Siberia non erano mica le tre…
Avevo con me l’Eucarestia perché nella stanza in cui ci troviamo a dire messa non c’è un tabernacolo. Ho pregato in silenzio nel futuro presbiterio, dove ci sarà l’altare. I muratori stavano in un angolo, anche loro in silenzio. Uno ha tirato fuori una sigaretta, ma prima di accenderla ha aspettato che finissi di pregare.
È stata un’esperienza particolare, bella, anche con gli operai che partecipano della costruzione della chiesa. Uno di loro mi ha chiesto se fosse peccato lavorare di Venerdì Santo. Il giorno dopo, prima della veglia, sono passato al cantiere per vedere se avessero corretto la disposizione di un mattone. Erano le 18 passate, c’era solo un muratore che arrotonda facendo il vigilante. Mi ha detto con entusiasmo che aveva trovato delle icone. In realtà, erano quadretti stampati con l’immagine del Sacro Cuore di Gesù e di Maria. C’era anche una stazione lignea della Via Crucis, recuperata dall’incendio che aveva distrutto la precedente costruzione. Mi ha chiesto se fosse un buon segno trovare delle icone la vigilia di Pasqua: ho risposto che di certo non era cattivo. Alcuni di questi muratori saranno nostri vicini di casa: sono persone positive e semplici.
A Pasqua, abbiamo battezzato Alya, una ragazza di origine kazaka, proveniente da una famiglia atea. Lei ha incontrato la Chiesa dove viveva prima, a Palavinnoe, un piccolo paese a quattro ore da Novosibirsk dove opera da 25 anni don Francesco Bertolina. Da piccola, spesso andava alla messa. Col tempo, è maturato il desiderio di ricevere il battesimo, “per incontrare Gesù”. Questa semplice frase di don Francesco è stata custodita per anni nel cuore di Alya e oggi ha portato al suo ingresso nella Chiesa. Per festeggiare, ho portato una bottiglia di spumante. Nessuno l’ha voluta. Non sono riuscito a sbolognarla neppure in cantiere. Il capomastro mi ha detto che, per contratto, sul posto di lavoro non bevono. E poi dicono che in Russia si beve tanto! La bottiglia ce l’ho ancora in frigo… La berremo quando la chiesa sarà terminata!
Nell’immagine, la nuova chiesa in costruzione a Berdsk (Siberia)