Se ripenso alla mia storia, devo riconoscere che ho impiegato molti anni prima di trovare il coraggio di parlare con un sacerdote. Solo lo scorso anno, seduta su una panca, aspettavo con trepidazione padre Giampiero, cappellano della comunità italiana nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Mosca, dove da qualche tempo cantavo nel coro. Dentro il cuore, pregavo: “Signore, permettimi di rimanere nella tua santa Chiesa!”. Quando arrivò, raccontai in modo sconnesso la mia storia. Lui mi ascoltò attentamente, mi prese sul serio e mi propose di cominciare una catechesi per prepararmi al battesimo. Pensavo che sarei stata respinta, ho ricevuto un abbraccio paterno. Davanti a me, si apriva la via verso ciò che avevo desiderato per anni. La via, la verità, la vita…
Sono nata a Mosca, in una famiglia di ingegneri e fisici, un ambiente assolutamente ateo. Nella nostra casa non si parlava di Dio se non come di un mito che la gente si era inventata per spiegare il mondo, quando la scienza non era ancora sviluppata. Nel mondo contemporaneo, ovviamente, non c’era più posto per la religione: anch’io la pensavo così ed ero orgogliosa di essere “come tutti nella mia famiglia”. Quando avevo cinque anni, mia nonna, anche lei atea convinta, leggeva a me e a mia sorella la Bibbia nell’edizione per bambini. Serviva alla nostra educazione culturale e noi la consideravamo come una delle tante favole che ci raccontavano. Poi mi sono convertita nell’aprile 2009.
Solo molti anni dopo avrei capito a fondo l’importanza della fede ma quella data ha comunque diviso la mia vita tra un prima e un dopo. Prima ero orgogliosa di essere atea, dopo ho capito che credevo in Dio. Cosa era successo di straordinario? Nulla. Avevo 14 anni e volevo un cane, i miei genitori mi avevano detto di no. Mi ero sentita offesa e infelice fino al momento in cui, improvvisamente, mi ero ricordata dei litigi con mia sorella, della mia pigrizia, della disubbidienza. Avevo desiderato di essere diversa, più umile e mite. In quel momento, mi resi conto che il bene di cui sentivo il bisogno era Dio. Cominciai a rileggere la vecchia Bibbia per bambini, imparai a pregare alla luce della fede ancora debole e incerta che avevo ricevuto come un dono inatteso.
Il secondo momento importante accadde un anno dopo, durante un breve viaggio a San Pietroburgo. Entrando per la prima volta in una chiesa cattolica, mi sentii a casa, avvolta da una presenza che ama, che perdona, che accoglie. Da allora, cercai di approfondire la mia fede. Non avevo nessuno a cui rivolgermi, non osavo parlarne in casa. Intanto avevo iniziato a frequentare la facoltà di Medicina. Tutto quello che studiavo aggiungeva prove dell’esistenza di Dio, mi convinceva del genio e della saggezza del Creatore. Capii che la scienza era una dimostrazione del fatto che Dio esiste. Frequentai anche un breve corso di Filosofia e di nuovo fui sorpresa dalla perpetua ricerca umana. In quel periodo, iniziai a far parte di un’associazione volontaria di guide per turisti stranieri. Evitavo di parlare di religione, almeno fino al giorno in cui conobbi una famiglia di Salerno. Erano persone simpatiche, aperte, e mi fecero la solita domanda: “Ma tu sei ortodossa?”. Non so come, risposi dicendo la verità: che non ero battezzata, che ci stavo pensando, che non riuscivo a scegliere tra la Chiesa ortodossa e quella cattolica. Quella estate, andai a trovarli in Italia e con loro, per la prima volta, andai a messa: che giorno felice!
Tornata a Mosca, spesso mi rifugiavo nella Cattedrale per passare qualche ora nel silenzio e nella preghiera. Quanti dubbi avevo! Se con la ragione cercavo di convincermi che l’ortodossia era per me la scelta migliore, il cuore mi spingeva altrove e pregavo il Signore di aiutarmi nella scelta. Un viaggio a Roma fu decisivo: la messa quotidiana, la visita alle chiese antiche, i luoghi del martirio dei primi cristiani. Tornata a Mosca, cominciai a frequentare la messa nella parrocchia di San Luigi dei Francesi. Vivevo il disagio di mentire a mia madre sul modo in cui passavo quelle ore della domenica. Da un anno frequentavo un corso di canto lirico e nulla mi sembrava più bello di poter cantare per il Signore. Così, alla fine del maggio 2015, chiesi il permesso di cantare nel coro della parrocchia. A casa mia erano tranquilli: pensavano che andassi in chiesa solo per il piacere di cantare. Infine, il colloquio con il parroco: ancora una volta, mi sentivo accolta. Quanto è stato generoso il Signore con me! Quell’incontro con padre Giampiero ha segnato la tappa decisiva del mio cammino. Gli sono profondamente grata perché mi ha aiutato ad affrontare i dubbi, ha risposto alle mie incessanti domande, mi ha confermato nella fede.
(Nella foto, il battesimo di Vera Sofia celebrato da mons. Paolo Pezzi, arcivescovo della Madre di Dio a Mosca.)