Come siete arrivati?

Una nuova e grande realtà ha accolto da poco più di un anno i missionari della casa in Germania, che hanno raggiunto la città di Bonn: alcuni episodi in cui traspare la bellezza dell’incontro con Gesù

Nicola Robotti è cappellano dell’unità pastorale di Bad Godesberg, a Bonn (Germania). Nella foto, canti durante la festa della San Carlo.

Ormai è già passato più di un anno dall’arrivo della nostra casa di Colonia a Bad Godesberg, quartiere sud della vicina città di Bonn. È una parrocchia enorme, con diverse chiese, scuole e cappellanie a noi affidate.
Ripensando ai primi passi mossi in questa nuova realtà mi si affolla la mente di episodi piccoli ma significativi. Ad esempio, qualche tempo fa sono andato a fare una “colazione internazionale” in uno dei due asili che visito regolarmente. A ogni sacerdote della nostra casa, infatti, competono uno o più asili (dei tredici totali affidati alla parrocchia!), dove svolgere piccoli momenti di catechesi con insegnanti e bambini. Ogni asilo ha le sue peculiarità ed uno dei miei è frequentato in particolare da bimbi di famiglie di varie etnie e culture. Multi-kulti si dice in tedesco. Insomma, quella mattina c’erano tante diverse specialità culinarie, alcune dall’Iran, altre dalla Polonia e dal sud America oltre che, ovviamente, dalla Germania. Siccome eravamo vicini al Natale, io ho portato il pandoro! Seduti nei tavolini e nelle seggioline dell’asilo, non c’erano solo i bambini ma anche tante mamme e qualche papà. Accanto a me sedeva (nome di fantasia) la piccola Sofia, che ha mangiato di tutto, lasciando una montagna di briciole sotto il tavolo. Ad un certo punto Sofia si gira, mi tocca il braccio e mi dice: “Ich liebe dich”. Che significa “Ti voglio bene”. Io mi sono proprio stupito. Sono rimasto senza parole e commosso per come una bambinetta, che mi avrà visto quattro o cinque volte nell’ultimo anno, si sia affezionata e mi abbia detto così gratuitamente una cosa così grande!
La stessa commozione mi ha preso una domenica mattina, quando François (altro nome di fantasia) è venuto ad abbracciarmi e a salutarmi alla fine della messa, perché ritornava in Francia dopo sei mesi di scambio scolastico. Con lui, così come con altri ragazzi tra i 9 e gli 11 anni, ci troviamo tutti i mercoledì pomeriggio per il Beta-treff, abbreviazione di “Incontro di Betania”, città dove vivevano gli amici di Gesù, gruppo al quale anche noi vogliamo appartenere. Ci domandiamo: come facciamo a diventare di più suoi amici? Più che spiegarlo a parole, assieme al seminarista Emanuele e a Davide, sacerdote in missione con me, entriamo in chiesa per una breve catechesi, cantiamo con il nostro organista Michael e la spassosissima sister Grace (che appartiene a uno dei cinque ordini religiosi che vivono e lavorano nella nostra parrocchia) e poi giochiamo. Non so se ci divertiamo di più noi o i bambini, ma così facendo entriamo assieme in un’amicizia nella quale è presente Gesù.

Questi sono solo alcuni piccoli esempi dei regali che il buon Dio ogni tanto ci manda, in mezzo al molto lavoro che riempie le nostre giornate.


Un evento particolarmente importante è stato la grande festa che abbiamo organizzato lo scorso settembre in occasione del primo anniversario del nostro ingresso a Bad Godesberg. È stata la prima grande occasione per dire chi siamo, condividendo con amici vecchi e nuovi un momento bello e significativo.
Forse non tutti sanno che in tedesco, per domandare “come siete stati accolti?”, si dice: “come siete arrivati?”. Per rispondere a questa domanda, quindi, quale miglior modo che raccontare ciò che ci ha generato? Lo abbiamo fatto attraverso due testimonianze: una di Romano Christen, sacerdote della San Carlo in missione in Germania da parecchi anni, e l’altra di Stephan, un caro amico che condivide con noi il cammino nel movimento di Comunione e Liberazione. Dopo le due testimonianze, che erano state precedute da una messa, abbiamo offerto un ricco buffet e abbiamo fatto una grande cantata. Eravamo almeno trecento persone.
Nella sua semplicità, anche questa festa non ha lasciato indifferenti i nostri parrocchiani: la settimana successiva, mentre ero in sacrestia a prepararmi per celebrare, una delle lettrici si è messa a raccontare tutta gioiosa al sacrestano che aveva ballato e cantato coi preti!
Questi sono solo alcuni piccoli esempi dei regali che il buon Dio ogni tanto ci manda, in mezzo al molto lavoro che riempie le nostre giornate. Tra i vari incontri, funerali, messe e tutti i sacramenti, mi sento invitato a riscoprire il motivo per cui faccio quel che faccio: racconto a chi è vicino la bellezza che vivo nel rapporto con Gesù, nella speranza che qualcosa di ciò che sperimento possa passare anche alle persone che incontro quotidianamente. D’altronde, è così che all’inizio “sono arrivato”.

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