Mattia Ferraresi, corrispondente de “Il Foglio” da New York, racconta dell’amicizia dei nostri preti con David Schindler.

La barba biblica conferisce al volto di David Schindler la gravitas dell’intellettuale, e bastano poche battute per incontrare la mente affilata del filosofo, che sceglie e pondera con cura le parole alla ricerca della formula calzante, del mot juste. Ogni tanto la gravitas e l’affilatura si prendono una pausa per lasciare spazio a una risata mite, paterna.
Schindler ha incontrato per la prima volta alcuni di Comunione e Liberazione quando insegnava all’università di Notre Dame, nell’Indiana, dove è stato professore per tredici anni. Erano solamente laici, e fra loro c’era anche uno studente della Cattolica di Milano durante un periodo di studio all’estero, Paolo Sottopietra.
Il primo sacerdote del movimento che ha incontrato è stato don Giussani. Erano entrambi a Castel Sant’Angelo, ricorda Schindler, per un simposio organizzato da Joseph Ratzinger in occasione dell’ottantesimo compleanno di Hans Urs Von Balthasar. Era il 1985, e Schindler era già da alcuni anni il direttore dell’edizione americana della rivista Communio. Decano emerito dell’Istituto John Paul II di Washington, negli anni ha avuto modo di conoscere diversi preti della Fraternità san Carlo che lavorano nell’ambito dell’istituto e di collaborare e stringere amicizia con loro. C’è voluto tempo per cogliere e fissare la cifra specifica della loro vocazione, ma nel primo incontro c’era già tutto: «Mi ha subito colpito la presenza nella loro vita di alcuni elementi che non erano fra loro separati, ma perfettamente uniti: il rapporto con Cristo nella preghiera, l’interesse profondo per la cultura, l’amicizia fra loro. E non erano caratteristiche che vedevo soltanto in alcuni, come fosse il frutto dell’incontro fra certe personalità, ma tutti erano così». Parla di una «creatività che nasce dalla fedeltà», un genio particolare che consente di entrare nel dialogo con la contemporaneità: «La fedeltà alla Verità, alla Bellezza, alla Bontà è sempre creativa, ed è questa profonda fedeltà, questo radicamento che permette ai sacerdoti di entrare liberamente nella cultura senza perdere la propria identità».
È la solidità delle fondamenta che consente a una struttura di essere flessibile, di adattarsi al contesto in modo elastico senza mai deformarsi del tutto. Il rapporto fra fede e modernità è una delle questioni infiammate nella riflessione di Schindler. E se è vero che la modernità è un fatto genericamente occidentale, spiega, ogni forma di modernità ha un accento specifico e la sua versione americana si poggia completamente su una certa concezione della libertà. «Si potrebbe chiamare una libertà senza forma, una libertà di scelta tutta sbilanciata sull’atto stesso dello scegliere. Nei sacerdoti della San Carlo riconosco un’analoga sottolineatura del tema della libertà, ma è sempre integrata nella forma, ovvero contiene quella passione e attrazione per la Verità che non riduce Dio a un semplice oggetto della nostra scelta, ma riconosce che Lui è ciò che muove e attrae la libertà dell’uomo. Su una concezione ridotta della libertà si gioca tutta la questione della modernità americana, e sono convinto che la riflessione e l’educazione dei sacerdoti su questo abbia permesso loro di entrare in un dialogo fecondo con questa cultura». Non è che una questione di amore: «Più profondo è l’amore, più grande è la creatività che genera. Quando uno ama Cristo è creativo e completamente libero di entrare in rapporto con la cultura», spiega Schindler, e in sottofondo si sente l’eco dell’insegnamento di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, dal dialogo serrato con il mondo post-cristiano alla formula apparentemente disarmata del Quaerere Deum, che solo orientava la ricerca di san Benedetto e dei monaci in un’Europa barbaramente offesa.
«Non credo sia un caso – conclude Schindler – che la Fraternità di san Carlo si sia costituita e sia cresciuta in modo significativo sotto questi due papi».

Foto del Pontifical John Paul II Institute for Studies on Marriage and Family at the Catholic University of America.

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