Nella comunione si scopre che le domande dentro di noi sono state messe da Qualcuno. Una testimonianza dal Cile.

Siamo da poco tornati dalle vacanze d’inverno con i giovani della parrocchia, un ritiro in mezzo al verde, quattro giorni intensi caratterizzati da passeggiate, giochi, momenti di riflessione, lettura, preghiera. In momenti come questi, in cui condividiamo del tempo insieme ai ragazzi, mi sorprendo sempre delle scoperte che facciamo. Questa volta, per esempio, hanno partecipato Alejandra e Daniel, due ragazzi venezuelani da poco arrivati nella nostra parrocchia. Entrambi hanno un dono per la musica. In Venezuela suonavano nell’orchestra giovanile della loro città e da quando sono in Cile soffrono per l’impossibilità di proseguire con lo studio della musica. Grazie all’amicizia con una ragazza della parrocchia, Alejandra ha fatto un provino per cantare nel coro giovanile del teatro di Santiago ed è stata accolta. Adesso stanno preparando il Requiem di Mozart che verrà presentato a fine novembre.
Nei giorni trascorsi insieme in vacanza, Alejandra è stata una sorpresa per molti. Oltre a stupirci con un bel canto venezuelano, ha partecipato con interesse alla lettura dei testi proposti. Nell’assemblea dell’ultimo giorno, in cui si dava l’opportunità di condividere con gli altri quello che più ci aveva colpito della vacanza, ha detto che era la prima volta che sentiva qualcuno dire che l’insaziabilità del desiderio umano, la ricerca instancabile dell’infinito a cui tende il cuore dell’uomo, è un bene che bisogna custodire e alimentare, che la sete inestinguibile dell’essere umano è segno di un destino immortale. In qualsiasi luogo fosse stata precedentemente – ci confessava -, le avevano fatto credere che questa insoddisfazione fosse qualcosa di negativo, da eliminare per conformarsi a quello che abbiamo, senza perdere tempo a desiderare l’infinito.
Nei giorni passati insieme, avevamo parlato spesso del fatto che se c’è in noi questa fame e sete di eterno è perché Qualcuno l’ha messa nel nostro cuore: se c’è in noi questa domanda, è perché c’è una risposta.
La testimonianza di Alejandra mi ha fatto tornare a casa contento perché, foss’anche solo una persona, ha colto il senso profondo del nostro stare insieme. Non organizziamo la vacanza solo per divertirci ma soprattutto perché i ragazzi possano conoscersi, possano capire la grandezza che portano dentro, possano incontrare Cristo partendo dalla loro umanità, dalle loro domande, dai loro desideri, dalla sete che li spinge ad avere grandi ideali. La difficoltà maggiore che incontriamo con i giovani di qui è infatti la loro incapacità a guardare positivamente, come un’occasione, quella fame e quella sete di significato che si trovano addosso. Per questo ci ha tanto sorpreso ascoltare le parole di Alejandra, una ragazza straniera, fuggita dal suo Paese in bus e arrivata in Cile senza niente.

 

(Tommaso De Carlini è viceparroco della parrocchia Divino Maestro a San Bernardo (Cile). Nella foto, un momento delle vacanze d’inverno con i giovani della parrocchia.)

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