Cari Amici, in questa terza domenica di Quaresima, detta di Abramo, le letture ci invitano ad approfondire il nostro cammino di conversione verso la Pasqua. Nel riconoscere un’appartenenza alla storia del popolo ebraico, Gesù propone un rapporto personale con Dio con la disponibilità ad una conversione alla carità vissuta, in un amore che non ha paura di seguire Dio e non se stesso.
Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi!
Abramo è la testimonianza di questo desiderio: un’unità di vita, un’unità della nostra storia personale, dentro tutto quello che ci accade: incontri, fatti, segni, volti…
Dio è all’origine di questa unità: In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono!
Abramo diventa padre di un popolo, di una moltitudine e ci invita a riconoscere che quest’unità si costruisce dentro una comunità, un popolo, un rapporto, un volto da seguire. Una paternità di volti di uomini di Dio ha accompagnato la mia vita, da quanto mi sono confessato per la prima volta con mio zio sacerdote, a 6 anni, fino al volto di Anas che ha accompagnato la mia vocazione come tanti di voi. E sono certo che tanti altri volti che mi saranno padri, anzi che mi sono già padri, come per esempio i miei amici in casa, nella Fraternità san Carlo e fra tanti di voi.
Chiediamo, in questa Quaresima, questa disponibilità di cuore a seguire, a lasciarci guidare da Lui, per avere così la gioia vera, quella della carità, del donarsi, dell’amare fino in fondo.”
In particolare, oggi vogliamo in questa santa messa rendere grazie a Dio per Anas, che stato un padre per tanti. Scrive il nostro amico Giovanni a proposito della paternità di Anas:
“Quando si ha ricevuto molto, molto occorre ringraziare: specie se il seme lasciato fiorisce e continua a portare frutti. Questa è la consapevolezza che ho visto trasparire sabato scorso tra una cinquantina di amici, conoscenti e sconosciuti che a diverso titolo hanno avuto a che fare con Anas e che hanno voluto ricordarlo nel pellegrinaggio dalla sua tomba al Duomo. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici, questo io ho capito con Anas e di cui ringrazio Dio: nella sua vocazione sacerdotale ha dato la sua vita per portare i suoi amici a Cristo. Nella mia vocazione matrimoniale sono chiamato al medesimo compito in altra forma con mia moglie, coi miei figli e anch’io con i miei amici. Padri entrambi, pur in modo diverso.”
Don Antonio (Anas) concludeva così una omelia della domenica di Abramo: “Chiediamo, in questa Quaresima, questa disponibilità di cuore a seguire, a lasciarci guidare da lui, dai suoi segni, dalla vera autorità per avere così la gioia vera, quella della carità, del donarsi, dell’amare fino in fondo, quella gioia di chi ama come Dio e non vuole lasciare indietro nessuno”.
Domandiamo la grazia, in comunione con Anas, di vivere questa esperienza dell’amore alla Verità.