Alessandro Camilli, viceparroco della parrocchia “Beato Pedro Bonilli”, a Santiago del Cile, ci racconta i primi mesi nella nuova missione: volti e persone nuovi, stesso desiderio di felicità.

Carissimi amici,

negli ultimi mesi sono successe tante cose. Alcuni di noi in America Latina si sono spostati. Io ho lasciato San Bernardo e sono andato a Puente Alto, nella parrocchia Beato Pietro Bonilli. Degli altri che vivevano con me nella parrocchia del Divino Maestro, Matteo e John si sono trasferiti in Colombia, per iniziare una nuova casa in una parrocchia nel centro di Bogotá. Stefano è rimasto a Puente Alto e ad aiutarlo sono arrivati Alessio e Tommaso, due sacerdoti ordinati a giugno. La parrocchia dove sono ora, Puente Alto, è quella dove abbiamo iniziato quando sbarcammo in Cile undici anni fa. Abbiamo sei cappelle e una zona di case nuove abitate da famiglie giovani del ceto medio. In futuro, l’arcidiocesi di Santiago costruirà qui una nuova chiesa dedicata a san Giovanni Paolo II e dividerà la parrocchia attuale in due, affidandole entrambe ai sacerdoti della Fraternità.

In questi ultimi due mesi e mezzo sono tornato a guardare, ad ascoltare, a conoscere gente nuova. Il martedì pomeriggio seguo l’ufficio parrocchiale, il mercoledì le signore della Caritas, il sabato un gruppo delle medie, insieme a Marco, che è seminarista, Camila, Héctor e Matías. Sono bambini tra i 10 e i 13 anni, che per amicizia hanno iniziato a venire alla cappella chiedendo i sacramenti. La metà di loro nemmeno è battezzata. È una zona molto povera, quella in cui sorge la cappella. Nel quartiere gira molta droga e i bambini hanno storie familiari molto problematiche. Insieme giochiamo un po’, leggiamo e commentiamo un capitolo del Piccolo principe, cantiamo. Sabato scorso, insieme a Diego, abbiamo pensato di cucinare la pizza per i ragazzi. Abbiamo comprato un grande forno a gas e io ho preparato 8 kg di farina. Un record. Ma loro erano più di quaranta ed erano affamati!

Pensavamo di chiedere alle famiglie un contributo di 3 euro a testa per gli ingredienti e le bibite. Mentre stavo per dare l’avviso una signora della Caritas mi ha chiamato in disparte e, indicandomi una bambina, mi ha detto piano: “A lei è meglio non chiedere nulla…”. Senza capire molto, abbiamo cambiato gli avvisi e chiesto un euro ciascuno.

Poi è arrivata la mamma della bambina: si vergognava così tanto che non è voluta entrare nemmeno nel giardino davanti alla cappella. Mi avevano appena spiegato che la Caritas aiuta la famiglia con una scatola di alimenti alla settimana: non hanno una casa e il marito ha perso il lavoro. Mi sono presentato alla signora, le ho domandato come si chiamava, dove vivevano e a che scuola andasse la bambina… Poi ho aggiunto che non si preoccupasse per i soldi, che aspettavamo la piccola per una buona pizza italiana!

La mamma è rimasta in silenzio per qualche minuto. Poi mi ha detto che la bambina è la sua figlia piccola, ha 11 anni e va ad una scuola speciale perché l’anno scorso non sapeva ancora né leggere né scrivere. Mi sono stupito, qui da noi è la più sveglia del gruppo. Non hanno casa. Vivono in una specie di capannone, insieme ad altri uomini di strada più poveri di loro. Stanno aspettando che lo Stato trovi loro una casa. Non ha voluto che andassi a benedire il luogo dove vivono adesso e dove – mi ha confessato – ha paura a lasciare sola la figlia nel pomeriggio. Mi ha detto che il marito sta cercando un altro lavoro: “Preghi per lui, padre!”.

Sono ormai più di tre anni che sento storie così e non dovrei sorprendermi, invece ancora una volta mi si stringe il cuore. Osservo quei volti di genitori invecchiati troppo presto e guardo il rossetto che stona sulle labbra di quella bambina. Mi ripeto che Gesù me li ha fatti conoscere perché io possa domandare per loro, fare tutto il possibile perché incontrino Chi può cambiare la loro vita, aiutarli. Storie e volti poveri, non solo materialmente. Gente con una vita che va a zig zag, con un desiderio di felicità come il tuo o il mio.

 

(Nella foto, don Alessandro Camilli durante un momento della «Colonia urbana», il centro estivo, della parrocchia Beato Pedro Bonilli, a Santiago del Cile). 

Leggi anche

Tutti gli articoli