Le ultime settimane sono state un tempo molto tranquillo per la nostra parrocchia María Inmaculada, perché dal 19 dicembre Città del Messico è in “zona rossa” e tutte le attività hanno dovuto fermarsi. Una però non si è mai fermata: è la dispensa parrocchiale con la quale assistiamo una sessantina di famiglie – un numero raddoppiato dall’inizio della pandemia -, grazie al contributo economico dei nostri parrocchiani.
Una mattina al mese accompagno don Davide a fare la spesa. Passa a prenderci il nostro amico Ángel con la sua camionetta e insieme ci dirigiamo a uno dei grandi supermercati della zona, una specie di magazzino dove si trova di tutto. Ci dividiamo la lista della spesa, riempiamo quattro o cinque carrelli e ci incontriamo di nuovo alla cassa. Poi riempiamo la macchina all’inverosimile al punto che, quando mi infilo nel sedile posteriore, devo lottare con i fagioli e le bottiglie di olio. Prima di tornare alla parrocchia per scaricare il tutto, Ángel ci invita a casa sua a colazione, per “recuperare le forze”, dice. Ovviamente, noi accettiamo. Ed è sempre un bel momento con la sua famiglia.
Il giorno dopo, arrivano i volontari per dividere la spesa: quattro signore e due ragazzi delle superiori mettono tutto in ordine e preparano pacchi speciali per le famiglie che necessitano di più o meno latte o di prodotti particolari. In un’ora e mezza, l’ufficio del parroco è gremito di sacchetti. La mattinata termina, come qualsiasi cosa accada qui in Messico, con uno spuntino, un pane dolce o una torta, l’occasione per stare un po’ insieme. Nei giorni successivi, vengono le persone a ritirare i loro sacchetti: per molti è anche la possibilità di vedere un volto amico e scambiare due parole.
Partecipando a questi momenti, mi stupiscono molte cose. Innanzitutto, la disponibilità e la fedeltà degli amici che ci aiutano, quelli che versano ogni mese una quota per la dispensa e quelli che dedicano un po’ del loro tempo a persone che spesso nemmeno conoscono. L’esperienza della gratuità, del donare il proprio tempo, riempie la vita di gusto perché rompe i criteri utilitaristici con i quali il mondo giudica, e ci ricorda che il tempo è un dono che ci è dato per amare Dio e i fratelli. La seconda cosa che mi stupisce è la portata educativa dei nostri atti. Un gesto compiuto nei confronti di un fratello mi educa alla carità, mi apre a guardare lo studio, la vita della casa e le persone che incontriamo con una disponibilità che, senza l’educazione della carità, si spegnerebbe nei calcoli.
Donare il proprio tempo
La gratuità che riempie la vita di gusto: una testimonianza da Città del Messico.