Signore, è bello per noi essere qui (Mt 17,4). Questa esperienza di Pietro e degli altri apostoli è possibile anche per noi oggi.
La sera del 31 ottobre, per il terzo anno consecutivo, abbiamo proposto l’adorazione eucaristica accompagnata dal rosario, per meditare sulla chiamata di ciascuno alla santità e per riparare alle offese recate a Dio.
Arrivo in chiesa con largo anticipo, stanco e con il mal di testa, per preparare gli ultimi dettagli e soprattutto per incontrarmi con Paolo, organista e direttore del coro. Avevamo già scelto i canti e stampato i fogli per la preghiera quando, due giorni prima, mi aveva chiamato per avvisarmi, dispiaciuto, che a causa del covid, non ci sarebbe stato nessun corista. Mi proponeva di provare a cercare un altro coro, ma era difficile visto il poco preavviso e il lungo weekend di vacanza. Alla fine concordiamo che lui avrebbe suonato e io avrei cantato. Arrivo prima proprio per provare i canti ma, provvidenzialmente, cominciano ad arrivare persone di altri cori, invitate tramite passaparola, e non c’è più bisogno di me.
Mi preparo allora per esporre il Santissimo e mi vengono a dire che già sono finiti tutti i fogli per la preghiera e che sta arrivando tanta gente. Subito si va in ristampa.
Gesù è vivo, è realmente presente in mezzo a noi ed attira tutti a sé. A noi sta facilitare questo incontro nella sua essenzialità.
Intanto, quattro confratelli sacerdoti si sono messi a confessare.
Inizia l’adorazione. L’ora e mezza scorre veloce, pregando, aiutati dalla bellezza del canto, e meditando in silenzio. Mi passa il mal di testa e mi scopro lieto e riposato.
Solo alla fine, quando mi alzo e vado a dare la benedizione solenne, mi accorgo che la nostra grande chiesa di Sant’Antonio è piena come nei giorni di festa. C’è molta più gente che negli anni precedenti. Ci sono persone di tutte le età, giovani e anziani, da tutte e sei le nostre parrocchie e perfino alcuni arrivati da fuori città. Penso alle folle di cui parla il Vangelo (Mc 3,7; Lc 4,42). Siamo lì, tutti insieme, attorno a Gesù. È Lui che fa l’unità tra noi, che la rende possibile e la custodisce.
Finita l’adorazione, le confessioni vanno avanti per un’altra mezz’ora abbondante. Tutti ringraziano e dicono contenti, come Pietro: “È stato bello!”
Noi non abbiamo fatto nulla di straordinario se non offrire la nostra amicizia con Gesù. Noi avevamo bisogno di stare con Lui in adorazione ed abbiamo condiviso questo con tutti e il Signore ci ha di nuovo sorpreso! Sapendo infatti che questa proposta cadeva nel mezzo di un lungo ponte festivo e che molti sarebbero stati fuori città, non ci aspettavamo di trovare la chiesa piena e di confessare per oltre due ore. Nessun altro evento (presentazione di un libro, incontro, ecc.) avrebbe potuto radunare così tanta gente in chiesa quella sera se non l’avvenimento di Cristo presente nel Santissimo Sacramento.
Gesù è vivo, è realmente presente in mezzo a noi ed attira tutti a sé. A noi sta facilitare questo incontro nella sua essenzialità. Ancora una volta ho costatato la verità di queste parole di Benedetto XVI che tengo sulla mia scrivania: «Carissimi sacerdoti, gli uomini e le donne del nostro tempo ci chiedono soltanto di essere fino in fondo sacerdoti e nient’altro. I fedeli laici troveranno in tante altre persone ciò di cui umanamente hanno bisogno, ma solo nel sacerdote potranno trovare quella Parola di Dio che deve essere sempre sulle sue labbra; la Misericordia del Padre, abbondantemente e gratuitamente elargita nel Sacramento della Riconciliazione; il Pane di Vita nuova, vero cibo dato agli uomini».