Don Luca Speziale racconta la missione con i ragazzi del centro di Roma e l’amicizia con loro.

La speranza è l’incontro con la Parola di Dio e la Parola di Dio non è solamente voce, ma anche gesto.

Durante questo mio primo anno di missione nella parrocchia di Santa Maria in Domnica a Roma sono stato spettatore e collaboratore di un metodo educativo che pone i gesti al centro di tutto. Anzitutto la partecipazione ai gesti di Cristo, ai sacramenti, che sono l’antidoto più efficace a quel razionalismo che è il nemico più forte della speranza. La confessione frequente in molti di noi è diventata fonte di speranza, perché il male non viene vinto a parole, ma attraverso un gesto che Gesù compie verso di me.

Poi il grande gesto dell’amicizia. Un giorno un ragazzo delle medie, incontrato da un anno, mi ha detto: «Mi piace venire qui perché qui non facciamo catechismo, ma lo viviamo». E questo mi ha fatto pensare a come vogliamo preparare le persone ai sacramenti: non gli proponiamo cicli di incontri, anche se le cose fondamentali del Catechismo gliele diciamo, ma di partecipare ai gesti che proponiamo a tutti. I giochi, le cene, i canti insieme, i momenti di assemblea. E il gesto che riteniamo per loro più completo, la caritativa: visitare i malati, cucinare, aiutarci con i ragazzi delle elementari e delle medie…

Ho visto poi crescere in questi mesi molti ragazzi grazie al coinvolgimento concreto con alcuni lavori manuali che servono a rendere più bella la nostra chiesa e il Centro Giovanile: dipingere un muro, spazzare insieme le foglie del giardino, appendere dei quadri o volantinare per le vie di Roma. Gesti pensati, semplici e belli che ci aiutano a conoscere di più i ragazzi vedendoli in azione, ad educarli a uscire da se stessi e attraverso tutto questo a costruire insieme con loro la Chiesa.

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