Nei suoi tre anni di vita pubblica, Gesù non ha avuto soste. Egli desiderava incontrare le persone e conoscerle nel profondo. Non si fermava mai, fino a non avere quasi il tempo per mangiare e dormire. Di giorno e di notte, nelle città o nei villaggi, nelle case o per le strade, sui monti o in riva al lago: in ogni momento e in ogni luogo egli cercava gli uomini. Ha incontrato giovani e anziani, donne e bambini, ricchi e indigenti, sani e malati, farisei e sacerdoti, soldati e scribi. A volte ha parlato alle folle, altre a tu per tu, nell’intimità di un dialogo che non poteva lasciare indifferenti. Solo di alcune delle persone conosciamo il nome. Molte altre, invece, sono rimaste anonime. Alcune si sono avvicinate spontaneamente a lui, altre sono state chiamate, scelte tra molte. Per alcune è iniziato un rapporto che è diventato una amicizia, fatta di frequentazioni e dialoghi continui – penso a Pietro e a Giovanni, a Maria Maddalena, a Lazzaro e le sue sorelle… –; in altri casi, come per il cieco nato e la Samaritana, l’incontro effettivo è durato solo il tempo di un colloquio. Ma anche per queste persone, il dialogo è continuato, intimamente, per tutto il resto dell’esistenza.
Elemento essenziale degli incontri nel Vangelo è l’incrocio degli sguardi, che diventa sempre incrocio di cuori e di vite. Passando vide un uomo (Gv 9,1), ci racconta Giovanni in riferimento al cieco nato. Gli occhi sono il primo passo per la tessitura di un incontro. Gli occhi di Cristo trasmettono interessamento per la persona, comprensione e misericordia per la condizione umana. Comunicano la volontà di stringere una relazione.
Quelli con Gesù sono incontri che sfidano le convenzioni e rivelano i pensieri nascosti. Ma lo sguardo di Gesù non rinchiude mai in un giudizio, non è mai una condanna. Al contrario, libera e apre alla vita.
***
Incontrare Gesù vuol dire scoprire che egli ha delle risposte più umane di quelle che dà il mondo, che seguendo lui la nostra vita acquista un sapore nuovo, buono e intenso, che non potremmo trovare altrove. Se non arriviamo a scoprire questo, se non giungiamo a sperimentare la bellezza che nasce dall’incontro con Gesù, la nostra fede rimarrà sempre infantile e alla fine non potrà che soccombere di fronte alla forza dei mass-media e delle ideologie che dominano il mondo. Il mondo è lontano da Cristo, è nemico della sua presenza. Seguire Gesù significa essere anticonformisti e andare controcorrente.
Non è facile. Sappiamo che Gesù chiede molto. Ma chiede molto per dare molto. Chiede di essere messo al primo posto, al centro delle nostre giornate. A volte è difficile. Ma chi accetta di aprirsi a lui, di farsi veramente suo discepolo, trova un gusto nuovo, altrimenti impossibile. Quello che Gesù chiamava «il centuplo quaggiù» (cfr. Mc 10,30).
Domandiamoci, ad esempio: è proprio vero che amare un uomo e una donna come ha detto Gesù è più umano, maggiormente pieno di gioia e di libertà, piuttosto che amare un uomo o una donna come ci dice il mondo, cioè facendo dell’altro un oggetto, prendendolo, usandolo e scaricandolo? È una domanda fondamentale. Se non scopriamo come muta l’amore seguendo Gesù, come si potenziano e si intensificano gli affetti umani, avremo sempre il dubbio che essere cristiani sia una perdita, una menomazione, e che in fondo abbiano ragione gli altri.
Ancora: è vero oppure no che per costruire un mondo veramente umano occorre imparare a perdonare, ad accogliere e ad amare? Le indicazioni di Gesù sono messaggi angelici, irreali, o possono essere realmente il fondamento per la costruzione di un mondo vero? Dobbiamo avere il coraggio e la lealtà di rispondere a queste domande, altrimenti la nostra fede sarà sempre debole, esposta ai cambiamenti di vento e di umore.
Massimo Camisasca
Perché mi cercate?
Incontri con Gesù nel Vangelo
Edizioni San Paolo 2018
pp. 160 – € 10