Il battesimo di George

Nel buio di una baracca di lamiera, un pomeriggio luminoso e pieno di gioia. Un racconto dall’Africa.

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Un gruppo di ragazzi della parrocchia St. Joseph a Nairobi (Kenya), affidata alla cura dei sacerdoti e delle Missionarie di San Carlo Borromeo.

La prima persona che ho conosciuto al mio arrivo a Nairobi è George. Si tratta di un ragazzino di dieci anni, un po’ particolare; conosce solo qualche parola di inglese e parla male il kiswahili, ma riesce comunque ad esprimere la sua gioia con efficacia, accogliendoci ogni giorno fuori dalla chiesa con un grande sorriso e un abbraccio. Al nostro arrivo ci conta, per vedere se ci siamo proprio tutte, ci indica dove sederci e prepara per ciascuna il libretto dei canti. È bello arrivare a messa a fine giornata ed essere così attesi; fa pensare a quanto grande dev’essere l’attesa di Cristo!

Insomma, in pochissimo tempo questo “amico di Gesù e delle sisters”, come lo chiamano, è diventato molto caro anche a me. È spesso presente nelle nostre conversazioni in casa, e a novembre le giornate si sono riempite dell’attesa per il gran giorno in cui George avrebbe finalmente ricevuto il battesimo! Lui era felice: ogni due per tre, durante il mese di attesa, la parola baptism era sulle sue labbra: la sua presenza alle messe giornaliere si è moltiplicata. Arrivato finalmente il giorno del battesimo, George si è vestito di tutto punto e, al colmo dell’emozione, ha risposto (a modo suo) a tutte le domande di don Daniele durante l’omelia. Appena terminata la messa, dopo numerose foto con le sisters e i fathers e tutti gli amici accorsi, ci ha obbligati ad andare a casa sua per i festeggiamenti. Sapevo che abitava in una delle baracche di lamiera appena fuori dalla chiesa, ma non ero mai stata da lui. Era la prima volta che la maggior parte di noi avrebbe fatto conoscenza con la sua mamma.

Così, dopo avere percorso una stradina piena di fango e di bambini in festa, ci siamo tutti accampati in una stanzetta di lamiera, buia e spoglia. Erano state preparate alcune sedie di plastica e un tavolino con tanto, tanto cibo che abbiamo scoperto essere opera di alcune persone vicine al festeggiato, riunitesi apposta per la preparazione.

Siamo una strana compagnia che vive un anticipo della festa che si sta svolgendo in Cielo

Oltre a tutte le sisters erano presenti don Mimmo e don Daniele, un vicino di casa insistentemente invitato da George e la sua maestra di scuola, che ci ha riferito dell’attenzione del ragazzo, durante le ore di lezione, affinché tutto sia sempre in ordine, così come ha appreso – dice lui – da suor Erika al catechismo. C’erano poi il suo padrino, un giovane uomo che appena è libero dal lavoro si spende nella carità per gli amici, un pastore protestante di nome Bosco e un altro vicino di casa, uomo di grande fede che vende uova di notte. Fuori dalla baracca, si alzavano le grida dei bambini in festa.

Dopo le reciproche presentazioni, suor Eleonora, con tanto di chitarra, ha animato la festa. Tra me e me, non ho potuto fare a meno di notare che siamo davvero una strana compagnia, un po’ sgangherata, che vive un anticipo della festa che si sta svolgendo in questo momento in Cielo. Anche nel buio di una baracca di lamiera, è stato possibile un pomeriggio luminoso, pieno della gioia che solo Cristo dona ai suoi.

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