Sono stato recentemente a Trieste, dove da diversi anni vivono due sacerdoti della Fraternità san Carlo: Beniamino Bosello e Federico Moscon. Ci avevano invitato in Friuli per presentare alla comunità locale la nostra mostra sul Libro di Tobia, già allestita in occasione dell’ultimo Meeting di Rimini.
Alla stazione di Trieste mi aspetta uno dei giovani che collaborano con Beniamino e Federico. Mi accompagna a casa loro. All’arrivo mi accolgono entrambi con grande amicizia e quasi subito mi portano in chiesa per la messa prefestiva. Quando arriva il momento dell’omelia, Beniamino mi chiede di raccontare ai fedeli la mia esperienza nella San Carlo e, al termine della celebrazione, mi fa presentare la mostra a chi ha ancora pazienza per ascoltarmi. C’è anche un gruppetto di amici di Comunione e Liberazione che ha preparato un banchetto per raccogliere offerte in favore delle nostre missioni. Ceniamo poi tutti insieme ed è l’occasione per conoscersi, per raccontarci le nostre storie. È bello sentir raccontare la vita avventurosa di Beniamino, prima da lui stesso e poi da alcuni amici che l’hanno accompagnato nelle sue peripezie.
Mi colpisce la vitalità di queste persone, mosse da un desiderio vero di ritrovarsi e condividere insieme la bellezza della vita che nasce dall’esperienza cristiana,
La domenica mattina Trieste è splendida. L’aria è limpida e il cielo è terso a causa del vento. Mentre Federico prepara la colazione incomincia anche lui a raccontare. Io incalzo con le mie domande. Mi parla dei suoi anni di seminario, del suo arrivo a Trieste e della vita con Beniamino, il tutto condito con aneddoti divertenti. Dopo la messa del mattino la rettoria si popola di persone di ogni età, ma soprattutto di giovani. Scopro che una ragazza compie 18 anni e che la comunità ha organizzato una grigliata per festeggiare. Mi colpisce la vitalità di queste persone, mosse da un desiderio vero di ritrovarsi e condividere insieme la bellezza della vita che nasce dall’esperienza cristiana. Dopo pranzo riparto per Roma: saluto Beniamino, Federico e i nuovi amici, poi salgo sul treno di ritorno.
Durante il viaggio ripenso alla visita così intensa e mi scopro grato per i doni che Dio mi ha preparato per quei giorni. Ne dico solo uno: aver conosciuto questi nostri fratelli che vivono lì, con i quali la distanza di rapporto – non ci conoscevamo prima – e di età – Federico ha iniziato il seminario l’anno in cui sono nato, Beniamino era già prete da un pezzo – è spazzata via da una realtà tanto semplice quanto grande: la comune appartenenza a una grande casa (la Fraternità, il Movimento, la Chiesa) e la comune chiamata a servire questo nostro popolo. Tra Roma, Trieste e ogni altra nostra casa c’è un filo invisibile ma reale, quello della nostra comunione, un dono infinito che ci precede e chiede solo di essere scoperto.