Suor Patrizia Ameli, delle missionarie di San Carlo, racconta la sua esperienza nella parrocchia di Santa Maria del Rosario: un’occasione per riconoscere l’azione del Signore.

Tra le esperienze più significative che ho vissuto recentemente c’è la caritativa che svolgo nella parrocchia di Santa Maria del Rosario ai Martiri Portuensi, alla Magliana.
Qualche mese fa, abbiamo trascorso un periodo di convivenza con un gruppo di ragazzi delle scuole superiori di Gioventù Studentesca. Ero contenta di trovarmi a lavorare insieme a suor Mariagiulia e mi ha stupito moltissimo l’unità che si era creata tra noi e il parroco, don Paolo Desandré, che non faceva un passo senza chiedere il nostro parere, senza confrontarsi. Ai ragazzi abbiamo proposto gesti molto chiari e radicali come la preghiera delle lodi e della compieta, la messa quotidiana, il silenzio da osservare prima delle assemblee. Abbiamo studiato insieme, giocato e cantato, abbiamo persino organizzato i turni della cucina in squadre di lavoro.
Una sera, una ragazza ha fatto una presentazione sull’arte, spiegando quello che l’aveva maggiormente affascinata dello studio. Io ero commossa nel vedere una persona che, a soli quindici anni, ha già una coscienza così profonda del mistero. La stessa sera un ragazzo, colpito dalla presentazione, ha voluto raccontare proprio a me l’emozione che provava. Con questo ragazzo ho sempre scherzato, giocando con indovinelli e barzellette. Non abbiamo mai avuto un’amicizia profonda. Così, quando ha chiesto di parlare con me, ho provato una grande gioia, un senso di forte gratitudine e al tempo stesso anche un po’ di paura. L’aiuto di Mariagiulia è per me fondamentale, perché condividiamo i giudizi e tutte le questioni che emergono. Ma il dramma di trovarsi da sola davanti all’altro rimane. Quando qualcuno mi sceglie per condividere con me ciò che vive, emerge fortissima la coscienza della mia indegnità, la paura di non saper trattare in modo adeguato il tesoro che quella persona mi sta affidando. Così, a sentire la richiesta del ragazzo, ho tremato e mi sono presa del tempo per pregare il Signore di agire al mio posto.
Qualche ora dopo, il ragazzo è tornato da me: «Dopo la bellissima serata che abbiamo passato – mi ha detto – mi ha assalito la paura. Temevo che, tornato a casa, tutto sarebbe scomparso, che avrei perso quella bellezza. Dopo la comunione, mentre chiedevo al Signore che conservasse dentro di me questo fascino, avete cantato Ho abbandonato. Ho sentito che, attraverso le parole del canto, il Signore mi stava dicendo che dovevo abbandonare “ogni paura e ogni dubbio perché” Lui mi avrebbe guidato».
L’energia con cui mi raccontava la sua esperienza e la purezza dei termini che usava mi hanno profondamente commossa. Scopro che la gioia più grande della mia vita è vedere accadere nel cuore di un altro quello che ho incontrato io, le stesse scoperte che ho fatto agli inizi della mia vita nel movimento. Vedo il Cristo vivente in questi ragazzi, ogni volta che accadono queste cose o che ascolto le loro domande sulla vita, sulla felicità, sulla verginità, sul silenzio. Abbiamo chiesto loro di fare delle scelte per la vita, se hanno visto qualcosa di bello. Questo ragazzo ha detto: «Ho deciso di appartenere a questa compagnia». Una ragazza ha confessato di voler tagliare i rapporti perditempo che aveva costruito su Facebook. Sempre lei, mentre studiavamo I promessi sposi, in particolare la storia della monaca di Monza, mi ha fatto molte domande sulla vita, profonde e vere, che le nascevano dalla lettura del testo. Ero colpita e spiazzata. Don Paolo mi ha detto che si chiede solo a qualcuno in cui già si intravede una risposta. Era il motivo per cui la ragazza si era rivolta a me. Questo suo giudizio mi ha aiutato a stare davanti alle domande: non sono io a dare le risposte. La cosa importante è che in loro emergano le domande e che io le ascolti. La mia presenza, il mio essere di Gesù, è già in sé una risposta evidente. È Dio che mi dice: «Ora mi servi qui, non ti preoccupare di dare la risposta giusta, stai qui ad ascoltare, al resto penso io». Mi resta solo da ringraziare il Signore per questo grande dono.

Nella foto, momento di festa con i ragazzi delle scuole superiori nella parrocchia di Santa Maria del Rosario ai Martiri Portuensi (Roma).

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