Quando entro nella nostra cappella con il mosaico, la mia prima impressione è gioia e meraviglia. Tutto è inondato di luce. Fa respirare questo mosaico. Fa anche inginocchiare. Ci inginocchiamo volentieri e ci rendiamo conto di assumere la nostra vera statura. Siamo aiutati a riconoscere la grandezza della nostra vocazione e la bontà di Dio che l’ha preparata all’interno di una storia immensa, che parte dalla creazione e arriva a noi attraverso i grandi testimoni del nostro tempo. Nostri avi sono Abramo, Maria, Giovanni e Andrea, e via via fino a san Carlo, il beato Giovanni Paolo II e Luigi Giussani.
Forse la prova più convincente che quest’opera è artisticamente valida e profondamente utile alla preghiera è il fatto che il gusto di contemplarla non diminuisce col tempo. Ogni giorno entriamo nella cappella quattro volte per pregare. Ogni giorno siamo davanti a questa scena per circa due ore. E anche dopo anni ci stupisce e ci arricchisce ancora.
Dopo un primo sguardo, l’occhio comincia a percorrere le fessure fra le pietre, a seguire le linee del disegno e a scandagliare la ricca variazione di colori e di superfici dei materiali. Pian piano emergono altre scoperte, alcune volute dagli artisti, altre personalissime intuizioni.
Dal racconto della storia del mondo, l’occhio passa allo sguardo di Cristo e poi al gesto della Madonna. Sosta volentieri anche sul fascino semplice delle pietre e degli specchi d’oro e d’argento. La storia sacra rende anche i sassolini infinitamente interessanti; le pietre rendono visibile il Mistero.