È stato presentato in maggio, a Roma, il nuovo libro di mons. Massimo Camisasca, La straniera. L’incontro, introdotto dalla giornalista Monica Mondo, si è articolato intorno ad alcune domande di Aldo Cazzullo, giornalista del Corriere della Sera, a Guzmán Carriquiri, segretario della Pontificia Commissione per l’America Latina, e all’autore, raccogliendo riflessioni intorno alla Chiesa, al pontificato di Francesco, alla missione dei cristiani oggi. Proponiamo di seguito alcuni passaggi.

G. Carriquiry
Come luna per la luce di Cristo
«Papa Benedetto ha sempre affermato fortemente che la Chiesa non è nostra, è di Dio e affonda le sue radici nel mistero della Trinità, nel mistero della comunione. Quindi noi dobbiamo sempre essere calmi e prudenti nei nostri giudizi sulla Chiesa, anche perché rimaniamo sempre sulla punta dell’iceberg». «Oggi dobbiamo riconoscere che nel pontificato di papa Francesco stiamo vivendo un tempo di grazia e, parafrasando un noto scrittore cattolico, forse la Chiesa si sta risvegliando nelle anime». «Il Papa, se si segue con attenzione il suo magistero, chiede anzitutto ai battezzati di rinnovare l’incontro personale con Gesù Cristo e la sua sequela. […] Senza questo incontro personale, senza questa sequela, tutto si riduce alla gestione della macchina ecclesiastica, alla ripetizione scontata di dottrine e principi morali, o a discorsi ideologici. La riforma della Chiesa passa attraverso questo incontro personale con Cristo. Perciò il papa ci esorta e talvolta ci “bastona”, per rompere un certo accomodamento tranquillo, borghese e mondano, che a volte abbiamo, per aprirci alla grazia della conversione a Gesù Cristo». «Chiede anche la conversione pastorale, che significa chiedere a tutte le comunità cristiane un esame di coscienza a fondo: comunità parrocchiali, religiose, chiese locali, per vedere in quale misura traspare in loro il mistero di comunione che le costituisce, in che misura riflettono, come luna, la potenza della luce del sole che è quella di Cristo».
«I discorsi più forti, profondi e impegnativi del papa sono quelli rivolti ai vescovi e ai sacerdoti consacrati. Il presente e il futuro della Chiesa dipendono enormemente dalla capacità di conversione di coloro che la guidano, affinché siano vicini alla gente, pieni di tenerezza e di misericordia, pieni di carità, abbracciando le loro sofferenze, inquietudini e speranze. Pieni di zelo missionario».

M. Camisasca
La compagna di viaggio
«Vorrei soffermarmi, innanzitutto, sul titolo che ho scelto per questo mio libro prendendo spunto dall’opera di Eliot. Vorrei che non ci fermassimo a una visione ridotta di questa parola. “La straniera” identifica anzitutto Colei che viene dal di fuori di noi. Questa è la Chiesa. È “la straniera” per poter essere la compagna di viaggio. “Straniera” perché nasce prima delle nostre debolezze e delle nostre fatiche, altrimenti non potrebbe sorreggerle. Viene da Dio e porta nella nostra vita la dimensione delle cose grandi, una dimensione più aperta e più consona a quello che il nostro cuore desidera. Lei sempre ci sopravanzerà e ci indicherà le strade per andare a Dio».
«[…] Il punto di sintesi dei numerosi colloqui con le persone delle comunità che visito in diocesi, soprattutto degli adulti, è la paura. Gli adulti hanno paura. Non sanno di che cosa: il terrorismo, la perdita del lavoro, l’insicurezza della famiglia, tante ragioni obiettive e non immaginate. Ma c’è anche la percezione più profonda che qualcosa sta finendo senza che si veda ciò che sta iniziando».
«[…] Certamente la crisi dell’Europa è profonda e l’invito alla missione di papa Bergoglio è radicale, è un invito di novità». «Dobbiamo tornare a prendere coscienza della nostra tradizione e operare, insieme al papa, una sintesi. Non possiamo pensare a una Chiesa senza Europa, e perdere così duemila anni della sua storia. Credo che stiamo entrando in una fase nuova dello stesso papato, verso una sintesi tra la tradizione europea e il novum che viene dalla America Latina, cioè dall’esperienza di papa Francesco».

 

(Nell’imagine, Benito Quinquela Martín, «Mañana rosada», 1923).

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