Abbiamo scelto il 10 dicembre, festa della Madonna di Loreto, per metterci in viaggio verso Nairobi e aprire lì una nostra casa. Da allora, suor Sara, suor Monica ed io collaboriamo alla missione dei sacerdoti della Fraternità san Carlo, presenti in Kenya ormai da diversi anni.
Qui abbiamo trovato fin da subito un’accoglienza calorosa e un ambiente familiare. Il territorio della parrocchia di Saint Joseph è molto esteso e le sue opere piuttosto articolate. Eppure nulla è nato unicamente da un progetto, ma dalla gente e con la gente: il Meeting point, dove si fa compagnia alle persone affette da Aids, malattia ancora molto diffusa oggi; un dispensario, nato prevalentemente per seguire le cure di questi malati; la caritativa Ujiachilie (“Lasciati fare”) che accoglie due volte a settimana bambini handicappati del quartiere o delle zone circostanti insieme alle loro mamme. Ogni iniziativa è sorta da bisogni reali e incalzanti, come persone rifiutate perché malate e credute contagiose, o bambini non voluti, perché “diversi”, spesso segregati nelle loro case, tenuti nascosti. Una decina di anni fa alcuni parrocchiani, desiderosi di educare i loro figli con lo stesso metodo con cui si sentivano guidati dai sacerdoti, proposero alla parrocchia di occuparsi anche di educazione. Così sono stati fondati dagli stessi genitori e dai sacerdoti l’asilo Emanuela Mazzola e la scuola primaria Urafiki-Carovana. Monica lavora prevalentemente con i malati e i bambini handicappati, Sara ed io siamo coinvolte nelle opere educative.
Un filo rosso lega tutta questa vita: l’appartenenza alla Fraternità san Carlo e all’esperienza del Movimento di Cl, visibile a Nairobi in diversi volti che si estendono ben oltre i confini della nostra parrocchia. Da Kahawa Sukari fino allo Slum di Kibera, ogni opera è segno della stessa paternità, quella di don Giussani. Unità e dialogo con questa storia sono le parole che più contraddistinguono questo nostro inizio.
Vogliamo inserirci in questo nuovo e insieme antico mondo, ascoltando il ritmo vivace ma riflessivo di questa terra, conoscendo la sua storia e le origini del movimento, voluto qui proprio da don Giussani. Vogliamo condividere con le persone che incontriamo la vita di tutti i giorni, lasciandoci accogliere per quello che siamo, donando ciò che abbiamo e che per prime abbiamo ricevuto come dono.