Aura Miguel, giornalista di Ràdio Renascença, racconta come Marco e Patricia si siano avvicinati al battesimo e al matrimonio grazie all’amicizia con i sacerdoti in missione ad Alverca.

Nelle notti di Natale e Pasqua, ormai è una tradizione: dopo le celebrazioni nella parrocchia di Alverca, si va a festeggiare a casa dei sacerdoti. Una giovane coppia spiega così la scelta: «Ci sentiamo sempre accolti in questa casa» dice Patrícia. E Marco, il marito, aggiunge: «Non solo a Natale o a Pasqua. A volte veniamo qui a cena o andiamo al cinema insieme».
L’amicizia che li unisce ai quattro sacerdoti della Fraternità san Carlo – Luís Miguel, Giovanni, Raffaele e Paolo – è iniziata da qualche anno, quando i due hanno deciso di andare in parrocchia per avere informazioni sul battesimo per gli adulti.
Marco e Patrícia vivevano già insieme: «Eravamo fidanzati e volevamo dare maggior stabilità alla nostra vita». Non pensavano però di sposarsi in tempi brevi. Erano cresciuti in ambienti familiari diversi, ma i genitori di entrambi avevano fatto la scelta di non battezzarli. Gradualmente, hanno iniziato a rendersi conto che «mancava qualcosa».
Patrícia lavorava come assistente sociale in un centro della Caritas. «Avevo studiato all’università e volevo aiutare le persone, ma mi ero resa conto che la teoria da sola non era sufficiente. Detto in altro modo: mi mancava l’essenziale. In Caritas, sentivo parlare spesso di “spirito cristiano”, ma siccome non sapevo che cosa fosse sono andata in parrocchia per informarmi».
La chiesa dei Pastorelli di Alverca do Ribatejo, situata nel centro della città-dormitorio, organizza regolarmente un corso di catechesi per adulti. Patrícia decide di iscriversi. Marco, che non vuole essere da meno, l’accompagna, «nonostante il corso sia bello lungo, più o meno un anno».
Oggi ricordano con entusiasmo quello che è successo: «Nel primo incontro, ci siamo presentati al resto del gruppo e abbiamo detto che vivevamo insieme. Allora padre Luís Miguel ci ha chiesto di parlare con lui personalmente», spiega Patrícia. «Ha voluto sapere quali erano le nostre intenzioni, se avessimo già pensato di sposarci», aggiunge Marco. «Abbiamo risposto di sì, stavamo rimandando la decisione consapevoli che si trattava di un passo decisivo. È stato lì che lui ha lanciato la provocazione: «Perché non vi sposate subito?». Patrícia e Marco sono stati battezzati alla vigilia di Pasqua dello scorso anno, il 20 aprile 2014. Si sono sposati sei giorni dopo. Il percorso fatto durante la catechesi è stato decisivo. «Parlavamo della nostra vita mentre approfondivamo i contenuti del catechismo. Nel quotidiano, abbiamo visto il riflesso di questo dialogo: in famiglia, nel lavoro, nelle cose pratiche di tutti i giorni».
Al momento Marco lavora all’aeroporto. Patrícia è disoccupata: «Chiedo a Dio che mi aiuti perché aspetto un bambino». Entrambi sorridono pensando al loro primo figlio. «La nostra vita è proprio cambiata. La ragione sono i sacramenti ma anche la scuola di comunità è un grande aiuto», dice la futura mamma. «Quando le cose vanno bene è tutto facile, ma se vanno male, è fondamentale riconoscerLo presente». Marco, seduto a fianco della moglie, aggiunge: «In questi anni abbiamo fatto il nostro cammino. Prima gli obiettivi che avevamo erano quelli di tutti: lavoro, casa, benessere. Ci sfuggiva però il vero senso del vivere la vita. Adesso, forse, non è esattamente il momento migliore per avere il nostro primo figlio, ma se rimanessimo in attesa del momento giusto, non arriverebbe mai».
Prima di tornare a casa, salutano gli amici sacerdoti. E Patrícia, quasi per concludere, dice: «Sono proprio nostri amici. Quando abbiamo qualche preoccupazione, telefoniamo e sappiamo che possiamo sempre contare su di loro». E viceversa, perché la coppia collabora con la parrocchia e già sono stati volontari per il Meeting Lisbona. Riferendosi ai sacerdoti, Marco aggiunge: «Ci spronano e ci fanno pensare, ma la decisione è sempre nostra! Non ci dicono mai “devi fare così o cosà”. Ci dicono il loro punto di vista, ci fanno pensare e poi siamo noi che dobbiamo trarre le conclusioni». Con un sorriso alla moglie, conclude: «Vivere così mi fa contento!».

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