L’annuncio del Natale è un annuncio potente, eppure così delicato e rispettoso. È ben espresso dall’intreccio di tenebra e luce di cui parla la Scrittura: Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce, dice la profezia di Isaia.
Gli uomini camminano nelle tenebre quando non vedono la strada verso dove li porta il loro camminare, quando non sanno dove vanno. Nelle tenebre ci si perde e si percorrono strade pericolose. La nostra vita è nelle tenebre quando non conosce il senso del proprio vivere. È buia quando è priva di significato. Abbiamo bisogno di capire, di conoscere il senso e lo scopo.
Ha visto una grande luce. L’annuncio del Natale è l’annuncio straordinario dell’arrivo di una luce che vince le tenebre, la luce vera del mondo. È successo una volta, in un tempo e in un luogo preciso, attraverso un segno: un bambino avvolto in fasce. Quel bambino – è questo l’annuncio del Natale – è il segreto del mondo, il senso di ogni cosa, della mia vita e della storia. È la strada e la meta del nostro camminare. La luce che illumina la vita.
Ed ecco la potenza delicata del Natale: chi illumina la vita e dà senso alla storia è un bambino. La luce che è entrata nel mondo, e che vince le tenebre, è una luce discreta. Nell’ombra di morte si è alzato il sole. Ma questa luce che cambia il corso della storia non è apparsa con la potenza del sole di mezzogiorno, piuttosto come un’aurora, una discreta luce del mattino. Non ha fatto molto rumore, come uno spiraglio, un sole che si intravvede soltanto, che si fa spazio tra le colline. Una piccola fonte luminosa che piano piano si diffonde e dà volto alle cose. La venuta di Cristo è una luce che non abbaglia, non s’impone con prepotenza ma si propone attraverso segni discreti, fragili, deboli. Un bambino avvolto in fasce.
La luce del Natale è una luce rispettosa. Nell’aurora si può guardare il sole ma anche decidere di chiudere gli occhi. Possiamo scegliere se guardare la luce o fissarci ostinatamente sull’oscurità. La venuta di Cristo è questo inizio di luce che chiede di essere accolta e accetta la possibilità di essere rifiutata.
Davanti a quel bambino, c’è allora chi lo accoglie, chi lo rifiuta e chi rimane indifferente. Lo adorano i pastori e i magi. Lo rifiuta Erode, e tanti dopo di lui. Lo adorano Giuseppe, silenzioso e certo, e la madre, che guarda suo figlio ed esulta silenziosa per quella piccola e forte luce iniziata in lei. Maria solleva il panno che avvolge il figlio, per illuminare ogni uomo che vuole farsi vicino.
Il cammino della vita, da allora, si svolge all’aurora. La luce che è sorta quel giorno risplende nel volto degli uomini trasformati da lui, continua a rinascere nel cuore di chi si apre a Dio. Continua a splendere in segni fragili, in luci che non abbagliano: la compagnia cristiana, la preghiera, i sacramenti, un amico vero. Attraverso questi segni, si propaga nel mondo la luce di Cristo. È una luce certa, sicura e incrollabile pur nella sua discrezione, pur rimanendo per lo più una luce soffusa.
Proprio perché è discreta, quella luce accetta di convivere con tante ombre, presenti in noi e fuori di noi. Tante cose sono ancora velate dal buio. Tante resistenze alla luce. La vita di fede si svolge all’aurora, noi viviamo in questa compenetrazione di chiarore e oscurità: non tutto si vede, è un inizio di luce. Ma nell’alba c’è la promessa del sole alto di mezzogiorno. Il Natale celebra la venuta di Cristo ma anche l’attesa di quando Cristo tornerà nella gloria e farà luce su tutte le cose, togliendo ogni tenebra dal nostro cuore e dal mondo. Ne siamo certi perché l’alba è già iniziata. Perché Cristo è già venuto e continua a sorgere nella vita. È l’aurora della luce eterna, ciò che è iniziato quel giorno, con la nascita di quel bambino. È l’aurora di un sole inarrestabile.
Marc Chagall, «Maria e il Bambino», chiesa di Santo Stefano, Magonza, 1982-1984.