Benedetta Frigerio racconta l’amicizia di Carmen con i nostri missionari a Colonia

La presenza della Chiesa protestante e l’amore per la natura sono i fattori che hanno permesso a Carmen di non dubitare dell’esistenza di Dio, nonostante la lacerazione del rapporto d’amore da cui era stata generata.
Carmen Schraml nasce a Berlino nel 1970, da madre  coreana e da padre tedesco. Quando ha solo 12 anni i genitori si separano: con la madre e il patrigno si trasferisce nell’Eifel, una regione ricca di boschi nella Germania occidentale. I litigi in casa sono frequenti, ma Carmen riesce a trovare conforto nella natura che le parla di un Creatore buono e nella compagnia di un pastore protestante. A 16 anni ottiene la licenza di caccia. A 19 si iscrive alla facoltà di Scienze Forestali di Friburgo, dove incontra un giovane cattolico con cui decide di sposarsi. Il giorno delle nozze, però, il pastore protestante della sua chiesa non può partecipare alla cerimonia. Così il matrimonio viene celebrato con rito cattolico. Anche i figli Kilian e Anna verranno battezzati  nella Chiesa cattolica.
«Con mio marito mi sono poi trasferita a Emmendingen, vicino a Friburgo», spiega Carmen. Nella parrocchia cattolica della città, all’epoca affidata ai sacerdoti della Fraternità san Carlo, Carmen si sente accolta, tanto che «cominciavo a percepire estranea la comunità protestante». Ma sono due i fatti che la spingeranno, qualche anno dopo, fra le braccia della Chiesa cattolica: un’omelia di don Georg Del Valle, uno dei preti della San Carlo conosciuto in parrocchia, e «il suo sguardo su mio figlio che si preparava alla prima comunione. In me cambiò qualcosa e il desiderio di convertirmi si fece concreto». In un primo momento Carmen ci ripensa, scoraggiata dalla scoperta che la casa missionaria di don Georg si deve trasferire a Colonia. «Mia cognata, però, mi fece notare che per questo dovevo ricevere i sacramenti subito». Alla richiesta, don Georg acconsente e inizia con Carmen il cammino catecumenale. «Durante questo tempo – spiega il sacerdote – la invitai alla scuola di comunità, la catechesi proposta dal movimento di Cl».
Carmen si fida di lui: «Era la prima persona che capiva le mie domande su Cristo e che mi comprendeva totalmente». E anche se all’inizio non riesce a cogliere il contenuto di quegli incontri, «quando sentii parlare queste persone di Cristo, il mio primo pensiero fu: “Ci sono altre persone come lui! Devo conoscerle!”». Insieme alla gioia del primo amore arrivano presto le prove, che chiedono alla fede di Carmen di farsi matura: oltre alla partenza di don Georg, cresce la percezione che il cristianesimo chiede tutto. Data l’esperienza passata, Carmen compie molti sacrifici per la sua famiglia, ma nella Chiesa «questo amore chiedeva di aprirsi a qualcosa di più grande». Carmen intuisce che il Signore la chiama al compito di annunciare ai piccoli ciò che le ha cambiato la vita: «Mi sono iscritta alla facoltà di teologia per insegnare religione. Tuttora non è facile, perché occuparmi della mia famiglia è sempre stata la cosa più importante».
Eppure l’immagine con cui Carmen riepiloga tutto è quella di don Georg che apre la porta del suo cuore e butta la chiave: «Con lui ho pregato il primo rosario e ho conosciuto l’amore della Madre di Dio». Quello a cui un protestante non è solito guardare, ma che «con una piccola parola, un “sì”, rivoluziona la vita in ogni istante». Un “sì” che ha il prezzo di ciò che si ama per riaverlo centuplicato. Per Carmen sono soprattutto il marito e i figli: «Quando compresi il valore del sacramento del matrimonio rimasi sconcertata. Poi fu un conforto capire che io e mio marito non eravamo soli, ma in tre. Gesù era con noi. Nei figli che un tempo consideravo miei, ora vedo l’atto creatore di Dio, il suo amore che si esprime e il mio cuore è colmo di gratitudine». Alcuni amici della scuola di comunità di Friburgo se ne sono andati e altri si sono trasferiti. Ma Carmen è sempre rimasta, fedele alla storia che l’ha cambiata. Quasi che i sacramenti della comunione e della cresima, ricevuti il giorno prima della partenza dei missionari, fossero, più che una coincidenza, il passaggio di testimone di una presenza.

foto di Jaime Gonzàlez

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