La Fraternità san Carlo ha aperto la sua prima casa in Germania nel 1994. Adesso come allora i nostri missionari sono presenti per insegnare l’abecedario della fede al popolo loro affidato

La Germania. Una terra difficile. Una terra che ha dato alla Chiesa grandi santi che hanno contribuito a plasmare nei secoli il volto della compagine ecclesiale: teologi, mistici, evangelizzatori e uomini di preghiera. Basti pensare a sant’Alberto Magno, sepolto a Colonia e maestro di san Tommaso, santa Ildegarda di Bingen, san Bonifacio e, più di recente, teologi come Ratzinger, Guardini, Scheeben, Adam e Moehler.
Una terra che ha subito al suo interno, nel corso dei secoli, anche grandi fratture e lacerazioni: basti pensare allo scisma protestante. «Ahimè, la rete si è strappata» ebbe a dire Benedetto XVI durante la sua messa di inizio pontificato. Una divisione che ha condizionato significativamente la storia europea, civile ed ecclesiale, fino a segnare radicalmente anche il pensiero cattolico.
E poi la tragedia del nazismo, che ha così profondamente e negativamente inciso sulla mentalità del popolo tedesco, in quanto ha inoculato nel cuore della gente un sospetto, una paura verso ogni forma di autorità e quindi, in realtà, verso l’esperienza della paternità. Vengono guardate con sospetto anche molte forme di aggregazione e di comunione sociale.
Oggi, l’impatto con la modernità e le sue sfide: la forte secolarizzazione, una lenta apostasia delle masse, la globalizzazione culturale, l’emergenza dovuta all’immigrazione, forse più massiccia che in Italia. Ma ancora più radicati sono i problemi esistenziali e spirituali dovuti ad un’assenza di significato per cui vivere: la solitudine, le famiglie che si disgregano. Tutto ciò, unito ad un benessere e ad una opulenza che dovrebbero far sentire questi problemi come meno drammatici.
E poi, lo scontro con le rivendicazioni della modernità, che pretenderebbe di introdurre un democraticismo egualitarista anche dentro la Chiesa, la quale non sempre è riuscita e riesce a dialogare con la mentalità secolare. Una Chiesa dove l’educazione dei sacerdoti è di fatto affidata allo Stato, con gravi tentazioni di assunzione acritica della mentalità dominante.
Noi siamo arrivati in Germania, a Friburgo in Bresgovia, nel 1994, con Romano Christen e Gianluca Carlin, cui si aggiunsero successivamente Giovanni Micco e Roberto Zocco. Arrivammo in un contesto estremamente complesso, segnato soprattutto da profonde problematiche ecumeniche. Nel 2009, la nostra casa si è trasferita a Colonia, su invito del cardinal Meisner, allora arcivescovo della città chiamata “Roma della Germania” per le sue profonde radici cattoliche. Meisner, un vescovo molto legato a Giovanni Paolo II, era stato prima arcivescovo di Berlino, città della diaspora cristiana e civile.
A Colonia ci è stata affidata un’unità pastorale nella zona nord della città, dove abbiamo la possibilità di lavorare con i giovani, seguire le famiglie ed offrire un servizio al movimento. A partire da Colonia, a tutta la Germania. Il responsabile della missione è Gianluca Carlin, un triestino, non istriano. Il parroco è Georg Del Valle, un ispano-tedesco poliglotta. Il vicario parrocchiale è Davide Matteini, che parla tedesco con un simpaticissimo accento riminese. La nostra missione è composta altresì da Romano Christen, svizzero-tedesco, rettore del seminario diocesano di Colonia e da Riccardo Aletti e Nicola Robotti, che hanno ricevuto l’ordinazione presbiterale per le mani del cardinale Woelki lo scorso 19 giugno, solennità del Sacro Cuore di Gesù, nel duomo di Colonia ove riposano le spoglie mortali dei Re Magi, che Federico il Barbarossa prese in prestito dal duomo di Milano.
Quando visito la città di Colonia e penso al compito della nuova evangelizzazione che ci attende – come ci disse Giovanni Paolo II -, capisco che siamo chiamati a insegnare di nuovo a questo popolo l’abecedario della fede, degli affetti, della vita come vocazione. Incontriamo uomini e donne che hanno dimenticato la fede o che forse non l’hanno mai incontrata.
Ci appassiona la sfida educativa dei giovani: potere insegnare loro ad aprire il cuore a Dio. Desideriamo incontrare le famiglie perché diventino esse stesse il soggetto educativo di una nuova evangelizzazione, per aiutarle a trasmettere ai loro figli il significato dell’esistenza. Vogliamo essere un segno ed un fattore di speranza per tutti.
Incontriamo la gente nel desiderio che molti possano dire: Io ti conoscevo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti vedono (Gb 42, 5-6).

 

(Nella foto, Don Gianluca Carlin e don Romano Christen ai tempi dei primi passi della missione in Germania.)

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