Sono arrivato a Saint Paul – città gemella di Minneapolis, sulla riva opposta del Mississippi – a metà settembre, per trascorrere il mio anno di formazione all’estero. Dopo i primi cinque mesi di lavoro in parrocchia, l’arrivo del Coronavirus e il conseguente lockdown a inizio marzo, sono cambiate molte cose. Il venire meno della normale quotidianità e delle forme di vita a cui eravamo legati ha lentamente fatto emergere la posizione di ciascuno davanti a Dio, la reale incidenza – o irrilevanza – della fede nell’affrontare la realtà. Ho dovuto reinventare il mio modo di rimanere in contatto con la gente che avevo appena iniziato a conoscere, offrendo semplici gesti di compagnia. Poi, a fine maggio, appena iniziata la riapertura di negozi, attività e chiese, l’uccisione di George Floyd e le ribellioni che ne sono seguite hanno rimescolato ancora le carte, anche nel piccolo della nostra vita in parrocchia.
La violenza delle sommosse nelle due settimane successive è stata grande: 1.500 edifici danneggiati, 60 dei quali completamente distrutti dalle fiamme. Quando alcuni parrocchiani mi hanno detto che quanto stava accadendo li preoccupava più della pandemia, ho capito che sono qui da troppo poco tempo per guardare ciò che accade con gli occhi di un americano. Tuttavia, insieme a don Daniele, abbiamo deciso di mettere a tema proprio questo, con il gruppo di liceali della parrocchia, perché le risposte che vedevamo attorno a noi ci sembravano insufficienti: “Che cosa ha la potenza di cambiare la tua vita?” abbiamo chiesto.
“Se penso a me, che un anno e mezzo fa non ero neanche battezzato, ciò che mi ha cambiato sono state delle amicizie”. È stata la risposta di un ragazzo la cui vita è stata davvero cambiata dall’incontro con i preti della Fraternità, arrivati qui tre anni fa. Le sue parole hanno dato voce ad un pensiero che mi ha accompagnato quest’anno: che potenza può avere proporre il rapporto con Gesù dentro un’amicizia! Qui, dove spesso l’esperienza di fede è imbrigliata in rigidi formalismi ed è spesso molto sentimentale, poter proporre un’amicizia che si apra a confrontarsi su tutto è davvero una grazia che abbiamo ricevuto, una grazia che desidero trasmettere a tutti. Credo che solo all’interno di un’amicizia come questa sia possibile portare una novità, un giudizio lieto e grato nella percezione di quanto è accaduto a noi. E allora, costruisce di più la pazienza o la reazione incontrollata che si ribella a tutto?
(Una immagine di St. Paul, Minnesota – foto Harshil Shah/flickr.com)