La preparazione alla prima comunione è per i ragazzi occasione di fare emergere le domande del cuore.

Nello scorso gennaio, ho iniziato il mio quinto anno come cappellano e professore di Religione in Colombia, presso il Ginnasio Moderno di Bogotá, una scuola privata, laica e maschile, fondata nel 1914 per educare le generazioni dei futuri leaders del Paese.
In questi giorni, sto iniziando a conoscere i nuovi studenti della terza elementare che faranno il cammino di preparazione per ricevere il sacramento della prima Comunione. Normalmente, sfrutto queste prime settimane per stare con loro, giocare a calcio o a basket nelle pause, pranzare con piccoli gruppi nella mensa e favorire in ogni modo la familiarità con i ragazzi. Quest’anno ovviamente tutto ciò non è possibile e ci vediamo tramite internet.
Dopo avere spiegato il percorso che faremo quest’anno, mi ha colpito molto, al momento delle domande libere, l’interrogativo sincero di uno studente: “Padre, tutti i preti sono calvi?”. Ero felice davanti alla libertà con cui mi ha posto questa domanda. Avevo infatti appena terminato di spiegare l’importanza di fare emergere qualsiasi inquietudine o dubbio: il mio desiderio più grande era che gli studenti potessero sentirsi autorizzati a domandare qualsiasi cosa ci fosse nel loro cuore.
Questo dialogo ha dato il via ad una serie di domande interessanti, come queste: qual è la differenza tra un biscotto e l’ostia? Quale abito porta il sacerdote?
Poiché ci trovavamo in quarantena, stavo vicino all’altare dove celebro tutti i giorni: così ho potuto mostrare loro la particola e spiegare bene la differenza con un biscotto. Ho fatto poi vedere loro anche le stole che indossa il prete. Sono rimasti stupefatti davanti a tutte queste cose nuove.
Infine, poco prima di concludere la lezione, uno studente timido mi ha detto: “Padre, confesso che ho un po’ di paura a fare la prima Comunione”. Immediatamente, l’ho chiamato con il suo nome, ringraziandolo. Di fronte a tutti, ho voluto sottolineare l’importanza di questa osservazione bellissima. Ho detto che dobbiamo imparare a guardare e a riconoscere tutto ciò che abbiamo nei nostri cuori. Poi gli ho domandato: “Quando hai paura in casa, per un brutto sogno o qualcos’altro, ti piace essere abbracciato e consolato dalla mamma o dal papà?”. Mi ha risposto: “Certamente, padre, dopo mi sento sempre un po’ meglio”. Per concludere la lezione, allora, ho spiegato che la prima Comunione è innanzitutto l’abbraccio di Dio Padre alla nostra vita, e che quest’anno scopriremo l’avventura della storia di amore ed amicizia tra Dio e i suoi figli amati, che siamo noi.
Dopo la lezione virtuale, ero molto felice di poter iniziare il cammino con i miei nuovi studenti. Mi sono reso conto che la familiarità con Dio e con gli studenti è un dono che il Padre vuole regalarmi e che io posso accettare nuovamente, tutti i giorni.

 

John Roderick è cappellano del Colegio Gimnasio Moderno e viceparroco di Nuestra Señora de las Aguas, a Bogotá, Colombia. Nella foto, con alcuni giovani studenti.

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