A settembre, nella parrocchia di Santa Giulia a Torino, tanti parrocchiani e amici hanno festeggiato insieme ai sacerdoti il 32° anniversario di fondazione della Fraternità san Carlo. Un racconto della giornata

“Dio si può conoscere per esperienza personale, questa è la grande promessa che sostiene la nostra missione”. Una frase, quella di don Paolo Sottopietra, superiore generale della Fraternità san Carlo Borromeo, che in parecchi possono sottoscrivere nella parrocchia di Santa Giulia a Torino.
È qui che, sabato 16 settembre, si è svolta la festa della Fraternità; è da qui che, simbolicamente, è partito un nuovo anno dopo le vacanze estive. Si è deciso di farlo con un gesto che fosse visibile, come è visibile la presenza dei sacerdoti della San Carlo in questo angolo popolare di Torino. Un’esperienza personale che la gente di Santa Giulia sta toccando con mano in un rapporto che non è mai stato unidirezionale, ma che si è rivelato dialogo, confronto, crescita comune. Lo si è visto anche durante la festa, scandita dalla testimonianza, dal sacramento e dalla convivialità. La testimonianza è stata quella di don Paolo Sottopietra, in una palestra affollata e attenta alle sue parole. Per lui era la seconda volta a Torino, occasione per incontrare nuovamente la comunità cresciuta intorno a don Atta, compagno di università e di seminario: “Un amico con cui condividere un atteggiamento di serietà verso la vita”, la sottolineatura del parroco. La testimonianza si è sviluppata intorno a quattro punti: le grandi ferite che ci portiamo nel mondo in cui viviamo; cosa vuol dire vivere la missione in un mondo come questo; una risposta possibile, come avviene nella missione di Praga; qual è il compito che ci lega. Un racconto di un’ora, tra esempi concreti (don Paolo sta affrontando il terzo giro del mondo nelle case della Fraternità) e approfondimenti sul periodo che stiamo vivendo.
E dopo la testimonianza la Messa, diventato uno dei momenti più vissuti e partecipati dalla comunità. Insieme con quelli conviviali, perché la palestra di Santa Giulia – ogni prima domenica del mese – apre le porte alle famiglie che condividono il pranzo e una parte del pomeriggio insieme. Come è stato il sabato sera della festa della Fraternità: le mamme della parrocchia hanno preparato un piatto caldo per tutti, altri hanno portato i dolci, altri ancora da bere. Nessuna tavola, ma una cena in piedi, per rivedersi, per raccontarsela, per conoscere i seminaristi che hanno accompagnato don Paolo a Torino (tra questi c’era anche Marek, un volto conosciuto a Santa Giulia per la sua presenza di un anno in parrocchia). Questi ragazzi hanno ritrovato vecchi amici, hanno raccontato la loro esperienza, hanno allestito i banchetti dove proporre libri e gesti della San Carlo. Alla fine la festa, accompagnati dai Los Cantineros, la band creata da don Stefano. Avrebbe potuto essere uno chef o un musicista, oggi vive la missione a Santa Giulia, “per costruire – come ricordava don Paolo – un luogo fisico umano dove le ferite dell’uomo possono essere curate”.

 

(Nell’immagine, un momento della festa della Fraternità san Carlo a Santa Giulia.)

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