«Cristo è risorto e ha vinto la morte». Anche oggi, l’annuncio del mistero pasquale può cambiare la nostra vita in modo radicale.
Il mondo ha sempre bisogno di verità e speranza. Ma oggi viviamo in un’epoca schizofrenica, nella quale sofferenza e morte sono sistematicamente censurate, e la società sta compiendo uno sforzo immane per allontanare il pensiero da esse. Se un bambino rischia di nascere con una qualche malattia, sembra quasi ovvio che sia preferibile che non veda mai la luce del mondo; allo stesso modo si comincia a pensare che, per un malato senza speranza di guarigione, la cosa migliore sia darsi subito la morte; inoltre, dal momento che non riusciamo più a stare di fronte alla realtà del dolore, sempre più persone muoiono in solitudine. Tutti i tentativi ingegnosi di rimuovere il problema non possono risolvere questo semplice dato: rimaniamo esseri vulnerabili e mortali.
Ma nella disperazione degli uomini irrompe, ogni anno di nuovo, l’annuncio della morte e della risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo. Che significato porta alla nostra vita? I Padri della Chiesa ripetevano spesso un principio a loro molto caro: «Quod non assumptum non sanatum» (ciò che non è assunto, non è neanche redento). Solo se il Figlio di Dio è diventato interamente uomo, l’uomo può essere salvato nella sua interezza. Gesù ha trasfigurato tutti quegli aspetti della condizione umana (un vero corpo, una vera anima, una vera volontà, un vero cuore) che ha assunto nella sua persona divina. Egli è l’uomo compiuto: è per questo che, se vogliamo comprendere la nostra vita, dobbiamo guardare a lui.
Questo principio dei Padri della Chiesa spiega perché è così importante che Cristo abbia liberamente accettato di soffrire e di morire. Grazie a lui, sofferenza e morte hanno ricevuto un senso nuovo, il loro senso vero. In lui non sono una cieca fatalità da evitare il più possibile, ma egli, il Figlio di Dio fatto uomo, le accetta liberamente, per amore, per esprimere cioè nello stesso tempo il suo attaccamento alla volontà del Padre e la sua tenerezza nei nostri confronti. Non c’è infatti segno più grande, per la verità di un amore, dei sacrifici che si è disposti a compiere per l’amato. Lo imparo ogni volta che guardo i miei genitori, che si sostengono da cinquant’anni nelle piccole e grandi difficoltà della vita.
C’è di più: con la Sua risurrezione, Gesù ci ha mostrato che non solo possiamo accettare i momenti di sofferenza liberamente per amore, ma che essi possono portare frutti che non passeranno mai. Il Padre ha ricompensato il «sì» del Figlio con la vita eterna, non solo per se stesso, ma anche per i suoi amici, per coloro che credono in Lui. Dio accoglie e trasfigura pure i nostri piccoli e grandi «sì» alla sua misteriosa volontà. Per i fedeli che vivono in Cristo non esistono più momenti banali. Egli salva la nostra esistenza quotidiana dalla mediocrità. Basando la nostra vita sull’annuncio pasquale possiamo cominciare a vivere le piccole cose con un grande respiro.
L’evento che dà il senso vero alle cose
Nei giorni di Pasqua Gesù conserva tutta la sua umanità, per portarlo con sé nella resurrezione. Allo stesso modo si compie oggi ogni nostro gesto.