Se abbiamo ascoltato con attenzione la pagina veramente drammatica del libro della Genesi che questa sera la liturgia ci ha presentato, forse potremmo avere l’impressione sbagliata che all’origine del mondo ci sia solo sangue. E sangue terribile, sangue fratricida. Non è così!
Il delitto di Caino è preceduto da altri due eventi. Il primo, il peccato di Adamo e di Eva. Essi avevano deciso che era per loro meglio non essere creature, ma creatori. E il loro peccato ha portato una devastazione in tutta la storia futura del mondo. Quando l’uomo non riconosce più di essere creatura, non riconosce più nessuno sopra di sé, in quel momento la vicenda del mondo, i rapporti sociali e personali si squilibrano profondamente. Ne nascono le guerre e la morte.
Ma neppure questo è stato il primo evento. L’origine di tutto è stata, infatti, la Creazione. Il primo evento è stato un gesto luminoso. Ad esso dobbiamo guardare. È la nascita della storia del mondo e anche il punto a cui tutta la storia vuole tornare. È l’opera di Dio generoso, che non si accontenta del dialogo con il Figlio, ma vuole un’armonia di angeli, di uomini e di donne attorno a sé.
Purtroppo questo disegno di Dio, bello, vero, buono, positivo, è stato rifiutato dagli uomini. Ne abbiamo visto le conseguenze. Caino e Abele presentano entrambi i loro doni a Dio, ma, dalla accoglienza che Dio manifesta nei confronti dei loro doni, possiamo capire i loro cuori.
Il cuore di Abele è il cuore di chi offre le sue pecore, i suoi agnelli, i suoi buoi, riconoscendo che tutto viene da Dio. Nel cuore di Abele era già cominciata la nuova storia. Caino invece offre le frutta della sua coltivazione, ma probabilmente pensa, come avevano pensato il padre e la madre: “Dio è lontano. Lo riconosco, ma lui non si cura delle mie offerte. Anche se gli offro delle cose senza peso, che male ne verrà? Niente, soltanto avrò guadagnato un po’ di frutta buona, da vendere al mercato”.
Il Signore vede il cuore di Caino e di Abele. Ma non condanna. Non condanna Caino, anzi, lo vuole correggere: “Tu non hai agito bene. Hai lo sguardo basso, rimproveri te stesso, hai paura delle conseguenze del tuo gesto. Pensavi che Dio fosse lontano, ma poi ti sei accorto che Dio è vicino a te, è dentro di te, nella tua coscienza. Il peccato è accovacciato alla tua porta, caro Caino! Ma Dio non perde fiducia in te”.
Ha lavorato per avvicinare le persone alla verità della loro vita. Ha lavorato per avvicinarle a una alta e vera coscienza di sé. Ha lavorato per avvicinarli a Cristo, per avvicinarli al movimento. In questo modo la sua eredità non avrà fine.
Purtroppo la mente di Caino è così annebbiata, che egli vede soltanto il rimprovero sulla faccia del fratello. Anche se Abele non lo voleva condannarlo, lui decide di ucciderlo. Come se uccidendo il fratello, venisse meno il rimprovero.
Quante volte pensiamo che il modo migliore per risolvere i problemi sia eliminarli! Invece, per risolvere i problemi bisogna attraversarli con la grazia di Dio, con la sua mano che cambia i nostri cuori e le nostre menti.
Il Signore interviene ancora, per rimproverar e Caino. La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! (Gen 4,10). “Vattene lontano!”. In questo modo Dio vuole esprimere la sua volontà di correggerlo. “Vai via dalla terra, tu, che hai pensato di esserne dominatore, attraverso la coltivazione dei frutti e delle verdure”. A questo punto Caino è travolto da una paura: “Nessuno mi perdonerà! Se neanche Dio mi riconosce, da chi potrò ottenere perdono? Verrò distrutto, verrò ucciso!”. Dio interviene ancora: “No, io ti proteggerò!”.
Vedete come è forte l’iniziativa di Dio contro lo spargimento del sangue. Prima vuole correggere, poi, di fronte al delitto, vuole rimproverare, ancora correggere, ma mai distruggere. Sempre cercare di ricominciare. Dio interrompe sempre la catena del sangue.
Ho pensato ad Anas in questi giorni che ci riportano alla luce vissuta l’anno scorso da migliaia a migliaia di noi intorno alle sue sofferenze e poi intorno alla sua salita al cielo. Di Anas posso dire, avendolo conosciuto da vicino, che egli ha lavorato per interrompere la catena del sangue. Ha lavorato cioè per avvicinare le persone alla verità della loro vita. Ha lavorato per avvicinarle a una alta e vera coscienza di sé. Ha lavorato per avvicinarli a Cristo, per avvicinarli al movimento. In questo modo la sua eredità non avrà fine.
Chi lo ha incontrato non solo testimonierà la sua grandezza d’animo, la forza della sua fede, la generosità della sua carità, ma porterà a sua volta frutto con altre persone. Ogni persona di Dio è l’inizio di un fiume infinito.
È bello ascoltare – io ho potuto farlo in questo anno passato – tante persone che mi hanno parlato di Anas, che gli sono state vicine in un modo o in un altro. Ho sentito la testimonianza che ne ha dato recentemente, negli Stati Uniti, Giorgio Vittadini, carissimo amico di Anas. Lo ringrazio delle parole che ha detto, che mi sono state riferite. Ma quante altre persone hanno parlato di lui! Ci hanno rivelato questa sua capacità di tessere continuamente, senza stancarsi mai, tessere vedendo il bene dentro il cuore di ognuno. Che è quanto fa Dio, come abbiamo visto in questa terribile pagina dell’Antico Testamento.
Sia lodato Gesù Cristo.
(trascrizione non rivista dall’autore)