Cari fratelli e sorelle,
la domanda che Dio rivolge all’uomo subito dopo il peccato, e che la prima lettura ha fatto risuonare oggi nella nostra Cattedrale, è la stessa che ogni giorno ripete ad ognuno di noi: dove sei? (Gen 3, 9), “Dove ti nascondi? Perché ti sottrai alla mia presenza? Che cosa ti tiene lontano da me? Che cosa pesa sul tuo cuore?”.
In questa domanda è riassunta l’intera storia della salvezza, è contenuto tutto l’amore di Dio per l’uomo. La vocazione di Abramo, le vicende dei Patriarchi, l’elezione dei profeti e, infine, la stessa incarnazione del Figlio nel seno di Maria, il cui racconto abbiamo ascoltato nel Vangelo, non sono altro che un approfondimento sempre più appassionato, fino alle estreme sue conseguenze, di questa domanda, di questa continua ricerca dell’uomo da parte di Dio.
Egli, infatti, come ci ricorda san Paolo nella seconda lettura, ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi e immacolati di fronte a lui (Ef 1, 4). Ci ha creati, quindi, per essere come Lui che è santo e immacolato. Ha pensato la nostra vita come riflesso della Sua. L’essenza della nostra esistenza è stare di fronte a Lui (cfr. Ef 1, 4), come dice l’Apostolo.
Comprendiamo quindi la contraddizione del nascondimento di Adamo davanti alla presenza di Dio dopo il peccato. Più ancora della stessa disobbedienza al comando divino, è l’allontanamento dell’uomo dallo sguardo del suo Creatore il peccato più grave, perché snatura la verità del suo essere.
Nell’immacolata concezione di Maria che oggi celebriamo l’umanità torna a contemplare lo splendore della sua origine. Dopo il peccato di Adamo ed Eva, tante volte Dio aveva offerto all’uomo una strada per ritornare nel seno del suo amore, così come era in principio quando il Verbo, nel quale tutti noi eravamo già contenuti, era di fronte a Lui, rivolto verso Dio, come ci dice san Giovanni nel Prologo del suo Vangelo (cfr. Gv 1, 1). Tutta la storia dell’umanità e in particolare la storia di Israele, è un continuo dialogo tra Dio – che chiama Abramo, elegge un popolo, lo salva attraverso Mosè, gli dona la sua Legge come strada del ritorno a Lui – e l’uomo, che continuamente si sottrae a questo dialogo, a questa alleanza, a questo richiamo del Padre.
Nei Patriarchi, in Mosè, nei re e nei profeti dell’Antica Alleanza possiamo riconoscere quel resto di umanità che desidera rispondere a Dio, che pur in mezzo a tante nebbie e infedeltà, non si nasconde di fronte alla domanda di Dio – dove sei? – e si lascia trovare da Lui.
Ma è solo con Maria che l’uomo torna a rivolgersi totalmente verso il Padre. «Maria, l’umile donna di provincia che proviene da una stirpe sacerdotale e porta in sé il grande patrimonio sacerdotale d’Israele, è “il santo resto” d’Israele a cui i profeti, in tutti i periodi di travagli e di tenebre, hanno fatto riferimento. In lei è presente la vera Sion, quella pura, la vivente dimora di Dio. In lei dimora il Signore, in lei trova il luogo del Suo riposo. Lei è la vivente casa di Dio, il quale non abita in edifici di pietra, ma nel cuore dell’uomo vivo. Lei è il germoglio che, nella buia notte invernale della storia, spunta dal tronco abbattuto di Davide» (Benedetto XVI, Omelia nella solennità dell’Immacolata, 8 dicembre 2005).
Cari fratelli e sorelle,
la contemplazione del mistero dell’Immacolata ci riempie di silenzio e di speranza. In lei tutta l’umanità ha finalmente e definitivamente risposto alla voce di Dio. Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola (Lc 1, 38). Quanto è diversa questa risposta della Vergine da quella di Adamo che, intrappolato nel vortice del male, prima si nasconde e poi distoglie l’attenzione da sé accusando Eva. Da un lato l’umiltà, dall’altro la superbia. Da una parte l’obbedienza e l’offerta di sé, dall’altra la disobbedienza e il nascondimento. Scrive sant’Ireneo: «Come Eva fu sedotta dal discorso di un angelo, tanto da fuggire da Dio, trasgredendo la sua parola, anche Maria ricevette la buona novella dalle parole di un angelo, ma, obbedendo alla sua parola, generò Dio dentro di sé… la disobbedienza di una donna è riparata dall’obbedienza di un’altra donna» (Ireneo di Lione, Adversus haereses V, 19,1; PG 7,1175).
Madre del Signore, in questo giorno solenne a te dedicato, imploriamo da te la grazia di partecipare della tua obbedienza, della tua umiltà, della tua purezza, per poter essere anche noi, nella nostra Chiesa, segno e strumento dell’umanità nuova che il tuo grembo immacolato ha generato.
Amen.
Omelia nella solennità dell’Immacolata
Cattedrale di Reggio Emilia, 8 dicembre 2016
Nell’immagine, Francisco de Zurbarán, «Immacolata concezione» (part.), 1632.