Il perdono di Dio è l’esperienza della somma beatitudine: commento di don Massimo al Salmo 31.

Salmo 31
Ringraziamento per il perdono dei peccati
1 Beato l’uomo a cui è rimessa la colpa,
e perdonato il peccato.
2 Beato l’uomo a cui Dio non imputa alcun male
e nel cui spirito non è inganno.
3 Tacevo e si logoravano le mie ossa,
mentre gemevo tutto il giorno.
4 Giorno e notte pesava su di me la tua mano,
come per arsura d’estate inaridiva il mio vigore.
5 Ti ho manifestato il mio peccato,
non ho tenuto nascosto il mio errore.
Ho detto: «Confesserò al Signore le mie colpe»
e tu hai rimesso la malizia del mio peccato.
6 Per questo ti prega ogni fedele
nel tempo dell’angoscia.
Quando irromperanno grandi acque
non lo potranno raggiungere.
7 Tu sei il mio rifugio, mi preservi dal pericolo,
mi circondi di esultanza per la salvezza.
8 Ti farò saggio, t’indicherò la via da seguire;
con gli occhi su di te, ti darò consiglio.
9 Non siate come il cavallo e come il mulo
privi d’intelligenza;
si piega la loro fierezza con morso e briglie,
se no, a te non si avvicinano.
10 Molti saranno i dolori dell’empio,
ma la grazia circonda chi confida nel Signore.
11 Gioite nel Signore ed esultate, giusti,
giubilate, voi tutti, retti di cuore.

Commento al Salmo 31
Il salmo inizia con una beatitudine che racchiude e raccoglie il senso di tutta questa preghiera. È beato l’uomo che vive l’esperienza di essere perdonato da Dio. Anzi questa è l’esperienza della somma beatitudine, perché il peso del peccato commesso è il macigno più grosso che può gravare sul cuore dell’uomo.
Dopo questi versetti d’inizio, che costituiscono l’ouverture e la sintesi della preghiera, il salmo racconta il passato. L’uomo che ora è felice e leggero per il perdono ricevuto, in passato gemeva sotto il peso del rimorso che bruciava e che lo lasciava senza forze.
Finalmente la grande decisione che segue la vera svolta della vita: «Ti ho manifestato il mio peccato». L’uomo non può non peccare, ma può confessare a Dio il suo male. Dio lo conosce già, è il cuore dell’uomo che è guarito nell’umile confessione delle colpe.
La mente del peccatore si apre così ai grandi cambiamenti che il semplice atto di pentimento realizza. Egli non sarà raggiunto dalle grandi acque, cioè non sarà mai definitivamente vinto dal male. Dio diventa il suo rifugio, lo preserva da ogni pericolo.
La vita, da angosciosa che era, diviene serena, piena di luce, di esultanza. Dio diventa la guida, colui che insegna all’uomo che è saggezza lasciarsi accompagnare, addomesticare da Lui, come accade ai cavalli che devono accettare il morso e le briglie.
Il salmo si chiude ricordando i dolori, questa volta non passeggeri, di chi è empio e l’esultanza di chi riconosce Dio e vive nella giustizia.

(Nell’immagine, Marc Chagall, Il figliol prodigo)