Costruire con letizia la comunione che ci accompagna verso Dio

Alle mie nipotine piacciono molto le storie dell’Antico Testamento. Si stupiscono a sentire di come Isacco sia stato salvato dalla mano di Abramo nell’atto di essere sacrificato, di come Mosè sia stato trovato tra le acque o di come Giacobbe abbia ottenuto la primogenitura coprendosi di pelli di pecora e abbia poi lottato con Dio. Queste storie si sedimentano nei loro cuori, generando anche domande profonde. Mia nipote Chiara ha forse espresso a mia sorella la più curiosa: “Mamma, ma qual è il nostro popolo d’Israele?”.
Nella sua semplicità, questa domanda esprime un senso comunionale innato e il desiderio di una appartenenza a qualcosa di più grande, a una storia più antica.
È con questa domanda nella mente che guardo spesso a ciò che accade in casa nostra, alla Magliana. Le mura di casa ospitano quasi tutti i giorni amici e parrocchiani: da ormai quattro anni infatti proponiamo laboratori di sartoria, cucina, composizioni floreali, giardinaggio, allestimento del presepe. Lavorare assieme, condividere del tempo con uno scopo bello e alto genera legami profondi, in cui la vita di ciascuno si riversa in quella dell’altro.
Ci sono mattine in cui ci si imbatte in qualcuno che tenta di imparare a scalare i punti della maglia; pomeriggi in cui il profumo delle rose è così intenso da pervadere tutta la casa, e poi in sala si vede un gruppo di amici che con destrezza compone vere e proprie opere d’arte floreali. Ci sono sere in cui, nello slalom tra il polistirene e il gesso, si sente qualche romano verace che prende in giro la puntigliosità della suora milanese di turno o che impartisce istruzioni sul lavaggio dei pennelli usati per assemblare le miniature delle case di Betlemme costruite per il presepe della chiesa.
Un sabato pomeriggio al mese, poi, si possono udire le risate festose dei bambini della parrocchia che, insieme ai genitori o ai nonni, si impegnano a stendere con il mattarello l’impasto per i ravioli che mangeranno con tutta la famiglia.
Al termine di queste attività, ci si riunisce in cerchio per ringraziare la Madonna e affidarle le intenzioni più care che si hanno in cuore.
Ecco il nostro “popolo d’Israele”, si chiama Chiesa. È il popolo di Dio che affonda le sue radici in quel primo popolo e in quei grandi patriarchi. La Chiesa è la nostra casa, la nostra famiglia, la madre che ci accompagna nel cammino e ci guida sicura verso Dio. E io sono grata e fiera di farne parte, di poterla costruire giorno dopo giorno in questo modo così semplice, vero e bello, aprendo le porte della nostra casa.

 

Nell’immagine, la chiesa della Magliana, a Roma.

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