Dio si insinua nella storia, nei rapporti tra le persone, e arriva a toccare la vita di ciascuno.

A fine gennaio sono stata in pellegrinaggio in Terra Santa con le professe temporanee, accompagnata da suor Chiara, suor Rachele, don Paolo Sottopietra e don Vincent Nagle. Era la prima volta che visitavamo i luoghi che Gesù ha scelto per la sua esistenza temporale. La prima tappa del pellegrinaggio è stata Nazareth, dove la Madonna ha ricevuto l’annuncio più sconvolgente della storia. Dal convento delle suore che ci accoglieva, continuavo a fissare con stupore il panorama delle case bianche abbarbicate sulle colline. E pensavo: “Ma perché proprio qui? Cos’ha di speciale questo posto?”. Non mi accorgevo di ripetere le parole di Natanaele: Può forse venire qualcosa di buono da Nazareth?.
Abbiamo visitato la casa della Madonna, così bella, luminosa e semplice, e poi i resti archeologici dei dintorni, che parlano di una vita umile, povera, nascosta, fatta di famiglie, animali, piccoli utensili in terracotta e pietre chiare. Qui ho compreso in modo nuovo la parabola del granello di senape: tutta questa storia poteva rimanere solo una vita trascorsa tra famiglie e clan, come tante in queste zone. E invece, Dio si è infilato in questa trama di rapporti e, come il granello di senape, è esploso nella sua grandezza e maestà da un inizio quasi invisibile a una storia che ha attraversato i secoli ed è arrivata miracolosamente anche a toccare la mia vita, rinnovandola. Nell’aprile 2013, infatti, alcune di noi in pellegrinaggio avevano consacrato tutte le Missionarie, presenti e future, al Cuore immacolato della Madonna; negli stessi giorni, io incontravo i missionari del Pime, che mi hanno accompagnata a scoprire quello che il Signore aveva pensato per la mia vita con Lui.
Anche noi, dietro la grotta della Santa Casa a Nazareth, abbiamo pregato l’Atto di consacrazione a Maria, ringraziandola per tutte le grazie che continuamente e nascostamente riversa nelle nostre vite. Da quel giorno, chiedo sempre più che la Madonna mi aiuti ad entrare in questo mistero di nascosto splendore, paradosso della vita cristiana.

 

(Nell’immagine, una veduta di Nazareth)

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