Non è mai troppo tardi

La “visita alle case” del quartiere per accompagnare a riscoprire l’amore grande che c’è per ognuno di noi.

Il cortile della casa di formazione delle Missionarie in via Aurelia Antica, a Roma.

Tutti i sabati, insieme a Pilar, dedico il pomeriggio a quella che abbiamo cominciato a chiamare “visita alle case”.
Di sabato in sabato, usciamo dalla Casa di formazione, peregriniamo tra le varie case del quartiere romano dove viviamo e incontriamo chi vi abita. Normalmente, sono donne anziane e sole, talvolta malate. Tutte loro si stanno preparando all’incontro più importante della loro vita, quello con il Signore; lo attendono, ma nutrono il timore nascosto di essere rifiutate. Dai dialoghi con loro emerge soprattutto il peso per aver peccato e la paura che Dio ne provi scandalo e non le accolga.

È bello vedere un cuore che si riconcilia con il proprio passato e con i propri sbagli, che si avvia sulla strada del perdono.


Alcune di loro hanno sofferto molto e soffrono ancora per alcune ferite del passato che non si sono mai rimarginate. Si domandano, perciò, agli sgoccioli della loro vita, quale sia il senso di tutto il dolore provato e quale sia la speranza alla quale ancora potersi aggrappare. La signora Carla, ad esempio, ad ogni incontro ci chiede il perché di alcuni lutti dolorosissimi che ha vissuto da giovane. Silvia, invece, si stupisce quando ci sente dire che Dio, nell’ora della morte, è vicino a ciascuna anima e che nutre per ognuna una cura particolare. Conosco queste donne da circa tre anni e quello che mi stupisce, da un lato, è la difficoltà ad abbandonarsi definitivamente alla volontà di Dio, a volte dovuta a un cuore indurito dai drammi attraversati. Dall’altro lato, mi sorprende anche la continua lotta interiore che le spinge a non piegarsi sul proprio dolore, ma a chiedere aiuto, a chiedere amore.
C’è un desiderio di vita, quella eterna, che in loro è grande: logore e malandate, ci accolgono nelle loro case, vogliono pregare, ascoltare, capire. Vogliono essere certe che l’amore grande di cui hanno bisogno c’è ed è per loro. Le ore che trascorro con Carla, Silvia, Giovanna, Teresa, Maria mi fanno pensare al fatto che il mio compito, non solo di suora ma di cristiana, è quello di soffrire anche per chi deve ancora imparare a soffrire e rifiuta ogni conforto. Alcune di loro silenziano i loro dolori e sprofondano nell’abisso della solitudine. A noi tocca andarli a ripescare e guardarli con loro. Ed è bello vedere un cuore che si riconcilia con il proprio passato e con i propri sbagli, che si avvia sulla strada del perdono, che riduce lo spazio delle accuse e inizia ad offrire il proprio dolore per la vita degli altri, nella certezza che Dio vede tutto e continua ad amarci come prima, più di prima.

Contenuti correlati

Vedi tutto
  • Meditazioni

Profeti e testimoni

Tutti i cristiani sono chiamati a essere profeti in questo mondo. Una meditazione su Elia e Franz Jägerstätter.

  • Emmanuele Silanos
Leggi
  • Testimonianze

San Paolo a Nairobi

Le parole della Scrittura sono sempre vive ed efficaci: un racconto dal Kenya.

  • Eleonora Ceresoli
Leggi
  • Meditazioni

Cosa vale più della vita?

Al Meeting di Rimini, una mostra racconta le storia di Franz e Franziska Jägerstätter. La presentazione di Emmanuele Silanos (tra i curatori), già pubblicata sul numero di agosto di Tempi.

  • Emmanuele Silanos
Leggi