Una testimonianza della visita in Colombia di papa Francesco.

La visita di papa Francesco in Colombia è stata un evento storico, al di là di ogni immaginazione. Già diversi mesi prima del suo arrivo, migliaia di persone erano state coinvolte nella preparazione in un clima di festa, come quando si aspetta uno di famiglia, da tempo lontano da casa. Erano passati infatti più di 32 anni dall’ultima visita di un pontefice in Colombia, e tanti avevano visto papa Francesco solo in televisione… Fin dal suo arrivo all’aeroporto di Bogotá, nel pomeriggio di mercoledì 6 settembre, si percepiva un clima di attesa: tutti davanti allo schermo, per seguire dal vivo i primi passi del Papa in terra colombiana, e poi di corsa in strada, per vederlo passare lungo il percorso che lo avrebbe portato dall’aeroporto alla nunziatura. Il giorno dopo, c’è stata la grande messa nel parco Simon Bolivar: durante il trasferimento, Francesco è passato anche davanti alla nostra parrocchia, mentre suonavamo le campane a festa e i parrocchiani si schieravano lungo le transenne per vederlo da vicino. In ciascun incontro il Papa si è rivolto agli interlocutori in modo diretto, semplice e positivo. Ha valorizzato ciò che di buono si trova nel Paese, senza nascondere i problemi e le sfide che ci aspettano. Continuamente risuonava il suo motto: “Non abbiate paura! Non lasciatevi rubare la speranza!”. Ai giovani ha detto: “Abbiate il coraggio di sognare grandi cose, non lasciatevi rinchiudere nelle divisioni del passato”.
L’energia del Papa è impressionante. Considerata l’età e le condizioni del viaggio (Bogotá è a 2600 m di altezza, con una differenza di fuso orario da Roma pari a 7 ore), ha del miracoloso come abbia potuto fare tutto, senza mai lasciar trasparire fatica o stanchezza. Anche questo fatto ha impressionato profondamente i colombiani.
Nella nostra parrocchia si sono iscritte alla messa del Papa più di 400 persone: noi le abbiamo accompagnate attraverso un percorso fatto di incontri, video e canti, ripercorrendo i temi più significativi del magistero di papa Francesco. Anche una cinquantina di giovani delle vicine università si sono radunati nella nostra chiesa: il loro entusiasmo ci ha molto colpiti perché hanno saputo cogliere, più di chiunque altro, il contenuto di speranza e di apertura a Dio che si trova in tutti i messaggi di Francesco. Mentre gli adulti si perdevano in commenti secondari, rispetto alle implicazioni politiche delle sue parole (anche perché siamo vicini alle elezioni presidenziali e c’è ancora molta tensione tra chi è favorevole all’accordo di pace con la guerriglia delle FARC e chi lo vorrebbe cambiare), i nostri ragazzi hanno compreso che il Papa li invitava a costruire un futuro diverso partendo da nuove premesse, ovvero dalla certezza della paternità di Dio, che li ama e li invita a perdonare e a lasciarsi perdonare da lui. Una paternità molto concreta, impersonata dalle parole e dai gesti dello stesso pontefice, quelli di un padre venuto a spronare i figli verso il prossimo passo, senza nascondere i problemi ma assicurandoli della presenza e della bontà del progetto di Dio.
Attraverso papa Francesco, Cristo ha realmente visitato la Colombia: un seme di pace e di speranza è stato seminato in questa terra bagnata dal sangue e dal dolore di tante vittime della violenza. Per noi missionari, è una grazia immensa essere qui oggi, chiamati a essere padri della gente che ci è affidata e a custodire il piccolo seme che ci ha lasciato il Papa, perché con la grazia di Dio porti molto frutto.

 

(Nella foto, un momento del viaggio di papa Francesco in Colombia  -Servizio fotografico de L’Osservatore Romano).

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