Una gita ad Assisi per scoprire che cosa ci rende amici. Per i ragazzi che hanno partecipato, bellezza e santità non sono mai state così unite.

«Perché vuoi rimanere in questa compagnia? Che cosa ci tiene insieme? Io dopo due anni qui non l’ho ancora scoperto, ed è per questo che voglio restare insieme ai miei amici, voglio arrivare fino in fondo e scoprire che cosa mi tiene così attaccata a loro». Con queste parole, scritte in una lettera da una ragazzina di scuola media, abbiamo aperto il nostro fine settimana. Nel cuore dell’Umbria, guidati da don Dino Goretti e don Luca Speziale, abbiamo radunato i ragazzi della Barca di Pietro, della Compagnia di San Paolo e della Compagnia del Giglio (i tre gruppi delle medie che seguiamo a Roma) ad Assisi per fare la «promessa».

Ai ragazzi che incontriamo tutti i sabati proponiamo, come momento più importante dell’anno, questo semplice gesto: promettere di fronte a Dio di rimanere fedeli alla compagnia che hanno incontrato. Ognuno di loro può scegliere un santo a cui chiedere aiuto per mantenere, appunto, la promessa. La formula recita: «San Francesco (il più gettonato) aiutami a rimanere fedele alla compagnia».

La prima sera, le parole di quella ragazza lette durante la messa ci hanno posto di fronte a un’importante domanda.

Il giorno successivo si gioca: quattro squadre si sfidano cercando di vincere (senza esclusione di colpi…). Per le stradine di Nocera Umbra cento ragazzi corrono e schiamazzano affannosamente. I vecchietti del posto si trovano davanti ad uno spettacolo surreale: c’è chi convince i clienti del bar centrale a farsi fotografare assumendo pose improponibili, c’è chi arrotola con la carta igienica, stile mummia, il parroco di Nocera, addirittura proprio in fondo alla via si possono vedere degli uomini costretti a cimentarsi in una traballante piramide umana. Per fortuna nessuno si è fatto male, chi ha sofferto di più sono state le bellissime aiuole.

Alla sera, si va in scena: il tema è la vita di Giovanni Paolo II. I risultati sono i più svariati: ragazzi che cantano canzoni polacche, qualcuno, con un completo fatto con gli asciugami dell’albergo, si affaccia commosso dalla loggia della benedizioni. Insomma, dopo una giornata del genere neanche i più valorosi trovano le forze per fare baccano nelle camere: tutti dormono come sassi.

Domenica mattina eccoci arrivati al grande momento. Nella Basilica di san Francesco i ragazzi vengono chiamati uno alla volta, s’inginocchiano davanti al prete e fanno la loro promessa.

Che cosa sia accaduto nel cuore di questi ragazzi non lo possiamo sapere. Che riescano a mantenere quello che hanno promesso non è un risultato garantito.

Hanno visto però la bellezza della vita cristiana, che abbraccia il gioco, il canto, la recitazione, lo scherzo e la preghiera.

Io so che l’unico modo per rispondere alla domanda iniziale di quella ragazza è restare in questa compagnia che il Signore ci ha dato per ricordarci di lui e per sostenerci nella vita. Forse ci vorrà del tempo per arrivare alla risposta, ma quello che conta ora, più ancora del capire, è rimanere fedeli. Con l’aiuto di un santo, ovviamente.

Nella foto, i ragazzi della «promessa» all’uscita della Basilica di san Francesco, ad Assisi. 

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