Quando comunicavo ad amici e conoscenti che avrei aperto una nuova casa della Fraternità nel rione Sanità a Napoli, mi guardavano con timore e ammirazione. Alcuni mi battevano una pacca sulla spalla e mi dicevano: «Non ti invidio!». Altri mi domandavano: «Ma hai scelto tu di andarci?». In effetti, il rione Sanità è tristemente noto per le sparatorie e per la povertà. Nel 2009, le immagini di un uomo ucciso in pieno giorno, davanti a un bar, con la gente che sembrava non curarsi di niente, hanno fatto il giro del mondo. È stato il simbolo dell’assuefazione al male e dell’incapacità a reagire.
Appena arrivato a Napoli, una delle prime persone che ho conosciuto è stato proprio il barista di quel bar: si chiama Nando e il suo locale è di fronte alla nostra chiesa. I suoi caffè e i suoi cornetti caldi sono fantastici. Ci ha accolto con un sorriso e un abbraccio; qualche mese dopo mi ha raccontato che, in seguito a quel terribile episodio, non riusciva più a lavorare. L’immagine di quel cadavere steso per terra lo perseguitava. Grazie ad alcuni amici ha trovato un posto di lavoro a Rimini. L’esperienza è stata positiva, ma non ha resistito lontano dal rione Sanità.
Perché Nando è tornato? Perché il rione Sanità non è solo prepotenza e mafia! Non è solo gente che spara dai motorini, non è solo la sporcizia che durante l’emergenza rifiuti ha offerto al mondo una delle immagini peggiori dell’Italia. Nel rione Sanità il grano bisogna scoprirlo in mezzo alla zizzania che sarà bruciata col fuoco.
Tra un piatto e l’altro
Con don Stefano e Paolo siamo arrivati a Napoli il 24 agosto 2012. Subito siamo stati accolti da un gruppo di amici che ci ha aiutato nel trasloco. Abitiamo in un’ala del palazzo dei padri Vincenziani nel cuore del rione. Dalla nostra casa sono passati santi illustri, come sant’Alfonso Maria de’ Liguori, che ha composto Tu scendi dalle stelle proprio tra queste mura. Nei primi mesi il nostro appartamento era ancora inagibile per via delle ristrutturazioni. Si è sparsa la voce tra le famiglie del movimento di CL e non abbiamo passato una serata da soli. Ogni sera eravamo ospiti di una famiglia diversa. Tonino, Mario, Antonietta, Rossana e molti altri ci hanno aperto le loro case e ci hanno abbracciato come se ci conoscessero da sempre, come se da sempre ci aspettassero. Alcuni ci hanno dato le chiavi della loro casa, qualora ne avessimo avuto bisogno.
A tavola abbiamo potuto gustare le prelibatezze della cucina partenopea. Ogni sera ci offrivano un dolce diverso. Tra un piatto e l’altro la gente ci raccontava le loro storie. Condivideva con noi la decisione di rimanere a Napoli pur in mezzo a mille difficoltà. Avevano trovato una compagnia di amici in Cristo che non avrebbero abbandonato per nessuna comodità al mondo. Ci hanno chiesto di raccontare la storia delle nostre vocazioni. Vedendo come vivevamo assieme, è nato in loro il desiderio spontaneo di vivere come noi. Di fare della famiglia un luogo di preghiera, di sostegno reciproco, di perdono, una dimora dove tutto è giudicato assieme. Il rione Sanità è anche questo! È anche ciò di cui la televisione e i giornali non parlano, perché non fa notizia.
Un doposcuola speciale
Per conoscere il rione Sanità bisogna “viverci dentro”. Bisogna andare ai doposcuola che da vent’anni le famiglie e gli universitari del movimento organizzano proprio nella casa dei Vincenziani. Tutto è pulito e in ordine. C’è Maria Assunta che sorride sempre quando arrivi. C’è Elina che ti offre il caffè e i biscotti donati dal Banco alimentare. Sulla confezione c’è scritto che stanno per scadere, ma non arrivano mai alla scadenza perché i bambini li finiscono sempre prima. Al doposcuola s’incontrano volontari giovani e meno giovani, come i professori in pensione. I bambini e i ragazzi (alcuni dei quali hanno i papà in carcere e vivono in una grande povertà) sono accolti come in una casa: non imparano solo a leggere e scrivere, ma vengono introdotti nell’esperienza stupenda dell’essere amati.
Mi ha impressionato la storia di una bambina che, quando è arrivata al doposcuola, non diceva una parola a causa dei traumi che aveva vissuto. Era così intimorita che non aveva neanche il coraggio di chiedere di andare in bagno. Non ha parlato per anni. Accompagnata con infinita pazienza, all’improvviso ha cominciato a parlare. Non c’è stato bisogno dell’aiuto degli specialisti. È stata solo guardata con amore. L’amore è l’unica vera medicina che guarisce le ferite più profonde. Non è mai stata bocciata e l’anno prossimo vuole iscriversi all’università.
Al rione Sanità ho incontrato Carmine. Voleva lasciare la scuola. Poi, un suo insegnate lo ha invitato al doposcuola. Si è così appassionato allo studio che ora sta finendo l’università. Eserciterà una professione nata da poco: l’ortottista. Si era allontanato dalla Chiesa dopo la prima comunione, come la maggior parte dei ragazzi del quartiere. Ma l’amore con cui è stato gratuitamente aiutato gli ha fatto sentire la nostalgia di Dio. È tornato a confessarsi e non manca mai a messa. Adesso sta aiutando la sua fidanzata, anche lei lontana dalla Chiesa, a riscoprirne l’importanza. Il Vangelo si propaga da persona a persona anche al rione Sanità.
Con i ragazzi del rione studiamo assieme, cuciniamo, mangiamo assieme, guardiamo dei film e facciamo delle gite. Tutto è occasione per mostrare loro che nel mondo non c’è solo male, che la vita non è solo tristezza, ma una grande avventura alla scoperta di se stessi, degli altri, delle cose, di Dio. Come quando abbiamo organizzato una gita sul monte Faito nella penisola Sorrentina. Alcuni hanno visto per la prima volta la neve. E che spettacolo magnifico vedere il mare dalla cima del monte!
È stato spontaneo per me, Paolo e don Stefano accogliere chiunque venisse a trovarci. Siamo stati accolti gratuitamente, gratuitamente desideriamo accogliere. Per esempio, gli universitari il sabato vengono a studiare, mangiano e pregano insieme a noi. Sono attratti in particolare dalla preghiera. Non c’è tristezza più grande che vivere lontano da Dio, mentre nel dialogo con lui tutto si riempie di gioia e di luce. Si possono imparare seimila caratteri cinesi senza abbattersi, come ha fatto Valeria per il suo ultimo esame.
Una vita nuova
Dio ha voluto che al rione Sanità la zizzania crescesse insieme al grano; ma forse non è così ovunque? D’altronde Gesù ci ha messo in guardia: Non cercate di strappare la zizzania prima del tempo, perché rischiereste di sradicare anche il grano. Gesù è venuto per i peccatori e non per i giusti. Ed è bello sapere che anche qui non mancano i peccatori che aspettano di conoscere la speranza di cambiamento che Gesù è venuto a portarci. Anche per questo siamo contenti di aver aperto una casa proprio in questo quartiere.
Gesù ci ha insegnato a non disperare della conversione di nessuno. Come un nostro amico che apparteneva a una cosca mafiosa. Ha fatto cinque anni di carcere: quando è uscito, si è convertito grazie all’amore di una donna che poi è diventata sua moglie e da cui ha avuto due figli. Ora fa il cuoco a Stromboli e parla a tutti di Dio che lo ha perdonato e col perdono gli ha donato una vita nuova.