La casa di Nairobi si inserisce in una storia iniziata nel 1986, quando, dietro richiesta del cardinale Maurice Otunga e del padre comboniano Marangoni, fondatore della Congregazione Missionaria degli Apostles of Jesus, quattro Memores Domini, assieme a don Valerio, aprono una casa e iniziano una scuola professionale per la Congregazione, “Apostles of Jesus Technical Institute”. E’ anche l’occasione per iniziare la presenza del movimento a Nairobi, soprattutto per i giovani studenti e gli universitari. Dopo alcuni anni, il cardinale chiede di aprire una nuova scuola professionale, questa volta in una periferia a nord della città, il “St. Kizito Vocational Training Institute”.
Per sostenere questa presenza iniziale e il movimento, per rispondere a una richiesta del cardinale di avere un insegnante nel seminario diocesano, don Massimo invia nell’agosto 1993 don Roberto Amoruso. La casa della san Carlo parte così con due preti, uno dei quali non ancora incardinato nella Fraternità: infatti, don Valerio chiede di entrare in Fraternità nel 1992, ma solo nel 1997 il suo vescovo concederà il nulla osta.
Il 1997 segna per la casa un nuovo inizio, quando don Massimo chiede a don Alfonso di lasciare l’Uganda per venire a Nairobi, dove l’arcivescovo ha affidato una nuova parrocchia alla Fraternità, la St. Joseph Catholic Church, nel quartiere di Kahawa Sukari, a nord della città. Nel 2003 inizia la costruzione della casa-seminario di fronte alla chiesa di St. Joseph. A dare un contributo fondamentale, sono benefattori e amici italiani: Rinaldo e Annamaria Ripa, in memoria dei loro genitori. La casa viene inaugurata e benedetta nel 2005. Attualmente, ci vivono i sacerdoti e i seminaristi che vengono dall’Italia per fare un’esperienza pastorale. Chiamata “Casa della divina Misericordia”, è stata progettata infatti per ospitare diversi seminaristi, quando in futuro si dovesse aprire una sezione africana della Casa di Formazione della Fraternità.
Nel 1997, quando i sacerdoti della san Carlo arrivano a Nairobi, si trovano di fronte un quartiere che sta nascendo, con famiglie giovani che giungono da tutto il Kenya, provenienti da varie tribù senza legami fra loro. Il territorio della parrocchia si estende per circa 20 km quadrati, conta 30, 40mila abitanti e comprende anche il quartiere di Kahawa Wendani. L’estrazione sociale degli abitanti dei due quartieri è molto diversa: benestanti i residenti di Kahawa Sukari, poveri o poverissimi quelli di Kahawa Wendani. Dalle villette a due piani del primo quartiere si passa alle palazzine di appartamenti popolari – spesso edifici squallidi e malmessi – del secondo. All’arrivo dei sacerdoti, la chiesa è una cappella in lamiera: quando piove, l’acqua allaga il pavimento. Nel 2001 inizia la costruzione di una bellissima chiesa, con uffici e sale parrocchiali annesse, progettata da un amico architetto, Luigi Cioppi, ed eretta grazie alla mobilitazione di benefattori e parrocchiani. Viene inaugurata nel 2003 ma consacrata con l’altare solo nel 2009, dal cardinale di Nairobi. Una delle prime richieste che i parrocchiani fanno ai sacerdoti della san Carlo è di avere una scuola materna. Una famiglia di Milano, i Mazzola, offre il denaro necessario alla costruzione, in memoria della figlia scomparsa in un incidente stradale. Così, nel 2001 viene inaugurato l’asilo parrocchiale “Emanuela Mazzola Kindergarten”, che ora ha un centinaio di bambini iscritti. Nel 2005, per l’insistenza di alcuni genitori della parrocchia che chiedono di dare continuità al percorso educativo dei bambini che escono dall’asilo, si dà inizio alla realizzazione della scuola primaria, “Urafiki Carovana School”.
Allo scopo, nasce una fondazione che, assieme alla Fraternità, si impegna a sostenere la scuola nel progetto educativo e nella gestione economica. Nello stesso anno, su iniziativa di alcuni insegnanti e genitori di Cl, nasce la scuola secondaria, “Cardinal Maurice Otunga School”. Tante scuole (asilo, scuola primaria, scuola secondaria e istituto tecnico) ma un solo progetto, che trova ne Il rischio educativo di don Giussani il proprio contenuto.L’esperienza conferma che le scuole sono un importante luogo di evangelizzazione: da lì passano tanti giovani, nella aule vengono formate le persone che incideranno sul futuro del Paese. Notevole è il dato statistico riferito alla popolazione del Kenya: sono il 61,6% le persone sotto i 25 anni, solo il 2,7% quelle sopra i 65 anni. In particolare, nel quartiere abitano prevalentemente famiglie giovani, con un numero elevato di bambini. Alcuni studenti delle scuole missionarie sono sostenuti economicamente dalla parrocchia tramite borse di studio o da benefattori italiani, attraverso il sostegno a distanza.
Nel 2002 e nel 2004 sorgono il Meeting Point, dedicato agli ammalati di AIDS, e l’Ujiachilie, per i bambini con disabilità. Entrambe le opere caritative nascono con lo scopo di aiutare le persone a vivere la malattia o la disabilità non come una maledizione ma come una circostanza in cui rispondere a Dio.
Il Meeting Point è un luogo di amicizia e accoglienza, dove le persone sono aiutate ad uscire dall’isolamento e a ritrovare la speranza e la gioia di vivere. Il problema più grosso dell’AIDS è quello dell’isolamento e della discriminazione del malato. Un malato di AIDS che si sente abbandonato facilmente si lascia morire: e quando muore, muore nella disperazione. I malati di AIDS sono seguiti dal punto di vista sociale e medico, con visite domiciliari (home based care) e tramite un dispensario parrocchiale, ubicato a Kahawa Wendani. Il dispensario è stato aperto nell’aprile 2004 ed è attualmente riconosciuto dalla diocesi e dallo Stato. Il gruppo chiamato “Ujiachilie” ha invece lo scopo di accogliere e valorizzare le persone con disabilità, educando anche i genitori ad accettare i figli che hanno dei problemi.
Entrambe le opere sono realizzate con il contributo di parrocchiani volontari che, condividendo la vita dei malati di AIDS, dei bambini disabili e dei loro genitori, si educano alla carità. L’esperienza che raccontano è di stupore di fronte alla possibilità di ricevere più di quanto si offre.
Al 2012 risale l’arrivo delle Missionarie della san Carlo: la loro presenza si rivelerà preziosa per le scuole e per le altre opere parrocchiali in cui sono coinvolte. Attualmente, sono tre le suore che vivono in una casa vicino alla parrocchia: suor Monica Noce, suor Sara Rampa e suor Mariagrazia Cipriani. La storia del Movimento a Nairobi è segnata dalle due realtà che ne costituiscono il cuore e la forza: la casa dei Memores e le case della Fraternità. L’unità vissuta fra loro si riverbera sulla Chiesa locale e, in particolare, sul rapporto con il cardinale, che è fondato sulla stima e sulla fiducia.
Recentemente la casa della Fraternità si è arricchita della presenza di don Mattia Zuliani e don Luca Montini, ordinati rispettivamente sacerdote e diacono nel giugno 2017 e di don Domenico Mongiello nel 2020.