Carissimi amici,
qui a Santiago stiamo vivendo l’inizio di un nuovo anno sociale. Questa settimana stanno ricominciando le scuole e le giornate iniziano ad accorciarsi preannunciando l’autunno imminente. Vi scrivo con il cuore pieno degli eventi di quest’estate cilena: un’estate intensa e ricca di attività che il Signore ha voluto benedire con tante grazie.
Abbiamo cominciato i primi giorni di gennaio con il campamento per i ragazzi della parrocchia, cui sono seguite due settimane di centro estivo che, come ormai sapete, qui si chiama Colonia Urbana. Poi io sono partito per il sud, dove si sono svolte le vacanze del Clu. Al ritorno, giusto il tempo di lavare i vestiti e siamo ripartiti tutti, con padre Marco e padre Diego, per le missioni parrocchiali in un paesino rurale a 200 km a sud di Santiago. Tornati a casa, ciliegina sulla torta, abbiamo fatto altri tre giorni di Colonia Urbana per riprendere i rapporti con i bambini e le famiglie incontrate a gennaio, prima che ricominciasse la scuola.
Potrei raccontarvi un’infinità di cose. Vi dico solo che ho avuto la sensazione di rivivere gli inizi del Movimento di Cl. Le gite, i giochi, le lezioni, i raggi e le assemblee: abbiamo toccato con mano che Cristo c’entra con tutta la vita, cominciando da ciò che sta più a cuore ai ragazzi: gli affetti, lo studio, le passioni personali.
Durante le vacanze del Clu, un ragazzo ha presentato la Turandot di Puccini raccontando il sacrificio di amore di Liù. Tutti i ragazzi sono rimasti affascinati dalla possibilità di un amore così grande da donarsi totalmente per l’altro. Sono nate tante domande. Molti si chiedevano se è possibile veramente amare così, però tutti concordavano su una cosa: «Io desidero amare così!». Un’altra presentazione che ha colpito tutti e che ha approfondito lo stesso tema è stata quella della vita di Chiara Corbella che adesso molti, qui in Cile, pregano!
Una cosa più di ogni altra ha riempito di gratitudine il mio cuore: le confessioni. Quanti ragazzi si sono confessati durante questo periodo e quanti si sono riavvicinati dopo tanti anni al sacramento della confessione! Poter osservare da vicino un cuore che si scioglie e si affida, vinto dall’attrattiva e dal fascino di Gesù, è uno dei doni e dei privilegi più belli che il Signore mi ha donato con il sacerdozio.
Non c’è proprio niente da fare: Gesù è bello e chi lo incontra desidera partecipare di quella Bellezza. Questo desiderio arriva fino al punto di riprendere in mano certe questioni della vita per affidarle a Chi ha il potere di fare nuove tutte le cose.
Questa bellezza è stata evidente anche nella Colonia Urbana. Nell’assemblea finale con gli animatori, una ragazza ha detto semplicemente: «Qual è la differenza tra la nostra colonia e quelle che organizza il Comune? Io qui ho visto una bellezza strana. Tra di noi è presente una strana bellezza che non trovo da nessun’altra parte».
Questa bellezza strana è passata e passa attraverso tante cose: la più importante per me è l’unità che c’è tra noi preti che, pur nella valorizzazione delle responsabilità di ciascuno, siamo insieme in tutto quello che facciamo.
Come si svolge la colonia? Iniziamo tutti i giorni alle 9 del mattino con gli animatori, una settantina di ragazzi della parrocchia. Un quarto d’ora di preghiera personale davanti al Santissimo e alle 9.15, super puntuali, la recita delle lodi. Dopo le lodi, un breve pensiero da tenere presente durante la giornata e… alla guerra. I bambini, 180 quest’anno, arrivavano dalle 9.30 alle 10, anche se c’era sempre qualche impaziente che si presentava alle 9!
Dalle 10 alle 10.30, la colazione; poi si iniziava la giornata con qualche canto e il tema del giorno. Quest’anno abbiamo parlato ai bambini degli incontri di Gesù. Il tema di fondo è sempre lo stesso: per essere felici bisogna seguire Gesù ed è lui che ti incontra per primo. Io facevo la voce narrante degli episodi evangelici mentre un gruppo di ragazzi molto simpatici recitava le scene. I bambini rimanevano incollati e a bocca aperta. Poi una breve conversazione con alcune domande, un canto finale e i tanto aspettati giochi. Quanta più acqua si usava, tanto più i bambini erano contenti… e la parrocchia un disastro.
Dopo i giochi, un momento nato per caso ma molto amato: la zumba. Tutti a ballare guidati da un gruppo di ragazzi. Poi il pranzo cucinato da alcune mamme fantastiche e, nel pomeriggio, i laboratori: danza, teatro, musica, sport, mosaico, cucina, primo soccorso, falegnameria e arte povera. Alle 16 ci riunivamo tutti per salutarci e darci l’arrivederci al giorno dopo.
L’ultimo giorno abbiamo fatto una festa con tutti i genitori alla quale è venuto anche il sindaco di Puente Alto, che è rimasto a bocca aperta per tutto quello che ha visto (e ci ha fatto anche molti regalini!).
Sono tre gli aneddoti che più mi sono rimasti nella mente. Il primo riguarda un bambino molto simpatico che, durante i giochi d’acqua, si stacca dalla squadra, mi raggiunge tutto bagnato e mi dice: «Padre, le prometto che non andrò mai in nessun’altra chiesa. Non esistono altre chiese dove uno si diverte così!».
Un altro episodio riguarda Pedro, un “chico” di 13 anni. Arriva alla colonia invitato dai suoi amici con i quali gioca a calcio per strada. Inutile dire che erano il gruppo più vivace e allo stesso tempo più simpatico. Quando mi vede, forse perché si è sentito in dovere di fare un discorso impegnato con il prete, mi dice: «Padre, sto perdendo la fede! Cosa devo fare?». Io gli dico di non preoccuparsi della fede, ma di vivere a fondo i giorni della Colonia Urbana.
L’ultimo giorno, durante il momento di preghiera con gli animatori, si presenta un signore che inizia a guardarmi facendomi capire che aveva bisogno di qualcosa. Io, un po’ seccato per l’interruzione (dovevamo iniziare le lodi), gli dico di seguirmi fuori dalla chiesa e gli domando di cosa avesse bisogno. «Padre, sono il papà di Pedro. Da quando Pedro viene qui non fa altro che parlare della Colonia Urbana. Io lo vedo affascinato e mi ha detto che vuole continuare a partecipare durante l’anno. Volevo sapere come funziona». Commosso, gli parlo della proposta che facciamo ai ragazzi delle medie. Poi lui continua e mi chiede: «E per gli adulti? Cosa possiamo fare? Vede, con mia moglie ci siamo un po’ allontanati dalla Chiesa, però questa ci è sembrata l’occasione per riavvicinarci. Come possiamo prepararci alla cresima?».
L’ultimo episodio, forse è il più semplice, ma è quello che più mi è rimasto nel cuore. Riguarda Manuel, un bambino di 12 anni, molto timido e impacciato nelle relazioni. Durante i giorni della colonia l’ho visto fiorire, sciogliersi e stringere varie amicizie. Un giorno mi vede, mi corre incontro e mi dice: «Padre, questa è casa mia! Io non voglio andarmene più!».
Ecco che ancora una volta il Signore mi ha mostrato il suo metodo: a noi chiede la fedeltà, la creatività, l’operosità, in una parola la santità. Poi lui si occupa di conquistare il cuore dei suoi amati figli.
Nella foto, un momento del “cambiamento” per i ragazzi della parrocchia Beato Pedro Bonilli, di cui don Lorenzo è viceparroco.