Ho trovato un’immagine del Paradiso nelle campagne portoghesi. Insieme ad alcune famiglie di Alverca, il sobborgo di Lisbona dove sono in missione, mi sono recato in un monastero di clausura nelle campagne della Sierra de la Arrábida.
In un paesaggio simile alle campagne dell’Abruzzo, molto verdi e collinose, si trova un piccolo monastero, ricavato da un’antica stalla abbandonata. Due suore arrivate dalla Francia, circa vent’anni fa, hanno iniziato a restaurarla con le proprie mani. Oggi, completamente rinnovato, ricostruito in maniera molto povera e allo stesso tempo piena di dignità e bellezza, ospita cinque suore che conducono una vita simile a quella dei certosini.
Una di loro ha accettato di incontrarci e abbiamo parlato circa un’ora della loro vita, della loro storia e soprattutto della ragione per cui sono lì: vivere «un silenzio dove il Signore parla» e una «solitudine piena di comunione con le altre». Non sono parole facili da accettare e i bambini che erano con noi sono rimasti inizialmente perplessi. Quando sono usciti, però, nessuno di loro cercava più la Play Station e il pallone, ma parlavano tutti della simpatia di quella giovane suora. Abbiamo così deciso di fermarci nella piccola cappella per celebrare con loro i Primi Vespri dell’Epifania. Nel profumo dell’incenso, abbiamo pregato con loro per più di un’ora, accompagnando gli inni che si succedevano e ascoltando le letture. Nessuno di noi si è accorto del tempo che passava, perché quello che succedeva lì era così bello, semplice e umano che nessuno avrebbe voluto essere da un’altra parte. Alla fine i bambini, senza che nessuno dicesse loro niente, sono andati ad abbracciare la suora «così tanto simpatica» che ci ha accompagnato alla porta. Ma tutti noi avevamo il desiderio di abbracciarla: la verità di quelle suore davanti al Signore, l’obbedienza totale alla liturgia, che così diventa veramente bella, il «silenzio che parla», ha trasformato anche noi.
Nella foto, il Convento di Nostra Signora di Arrábida (Portogallo)