Una casa in mezzo al verde, una festa di fine anno scolastico. Studenti che ridono, bisbigliano, burleggiano; divorano patatine e Coca Cola; pianificano le vacanze. Con loro, alcuni giovani professori e un prete. Alla fine tutti cantano attorno al fuoco: Razon de vivir, Toda la vida, Guantanamera, La strada; si azzarda persino un Mi sei scoppiato dentro al cuore.
A un certo punto prende la parola uno dei professori, Fernando. Ringrazia per quest’anno passato insieme, per le amicizie che sono nate, per la disponibilità e la fedeltà dei ragazzi ai gesti proposti.
E poi ci tiene a dire una cosa: «Quello che avete incontrato ha un nome: si chiama Comunione e Liberazione. Questa è la strada su cui vi invitiamo a camminare, per scoprire sempre di più chi risponde veramente al nostro desiderio di felicità».
Potrebbe essere Seregno, o Rimini, o Frosinone: invece è Santiago del Cile, dodicimila chilometri di distanza. Eppure le corde dei ragazzi vibrano, perché portare alla ribalta «i nostri desideri di felicità» – e mostrare una strada in cui si possono compiere – smuove i cuori a qualsiasi latitudine. Specialmente quando si hanno quindici anni.
Cuori di quindici anni don Giussani li aveva smossi sessant’anni fa, entrando al liceo Berchet. Oggi il suo carisma prende il volto di Fernando, che nella sua scuola propone un gesto semplice di caritativa. O di Valeska, professoressa di Filosofia, che in un’altra scuola si trova a leggere Dante con i suoi studenti. O ancora di Cristina, studentessa di medicina, che ha portato nella sua università la mostra su Jérôme Lejeune, perché ha iniziato a guardare alla sua professione in modo diverso. O di Byron, che impara a cantare e a guidare il coro «in modo che il canto non esprima innanzitutto la nostra bravura, ma la nostra preghiera».
Nessuno di loro ha conosciuto personalmente don Giussani. Tutti ne stanno vivendo il metodo: fare spazio a una bellezza incontrata e proporla ad altri come strada. Come sessanta anni fa al liceo Berchet, come duemila anni fa, tra le pietre della Palestina.
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