Ricominciare

L’inizio dell’anno sociale è l’occasione per una riflessione sul valore del tempo. Ci è donato per crescere, per convertirci.

Un fotogramma del film To the Wonder, di Terrence Malick (2012)

Qualche giorno fa uno dei nostri missionari è andato a trovare in ospedale una donna ammalata di cancro. Aveva vissuto gli ultimi trent’anni lontana dalla Chiesa, in una lunga e voluta ribellione a Dio. La stanza in cui giaceva era affollata di letti di malati terminali. Il nostro sacerdote si è chinato su di lei è le ha chiesto se voleva confessarsi. Dopo un attimo di sorpresa, la donna ha detto di sì. Il giorno dopo è morta in pace.

Parlando con il nostro sacerdote, il fratello della signora non poteva contenere lo stupore e la gratitudine. Per sua sorella tutto si è giocato in un soffio. Le era rimasto un solo giorno di vita.

L’impressione lasciata in me da questo fatto mi ha spinto a riflettere su cosa sia un inizio. La Chiesa, insieme al popolo ebraico, ci ha insegnato a guardare al tempo come ad una linea continua che corre verso una fine. Il tempo non è un cerchio che torna su se stesso, come lo vedevano i Greci e ancora lo vedono le culture legate ai cicli della natura.

Il tempo è una linea, perché alla fine c’è un ultimo avvenimento concreto che entrerà nella storia e la risolverà: Cristo ha promesso di tornare.

Eppure la visione dei Greci conteneva una verità che ebraismo e cristianesimo non hanno rinnegato. Se prestiamo attenzione alla linea del tempo, riconosciamo infatti che essa ripropone continuamente al suo interno la forma del cerchio. L’anno, il mese, il susseguirsi del giorno e della notte sono tutte realtà cicliche. Sono cerchi, che si chiudono e si riaprono.

Pensiamo al tempo che è dato a ogni uomo. Io cammino verso una meta, so che a un certo punto la mia storia si chiuderà. Mentre vivo e cresco, tuttavia, alle notti continuano a seguire le mattine, che mi introducono in nuove giornate. All’inverno continua a seguire l’estate che mi immette in un nuovo anno sociale. I bambini attorno a me riprendono ad andare a scuola. Il cerchio si ripete e apre continuamente nel mio cammino la possibilità di ricominciare.

C’è qualcosa di realmente nuovo in un giorno o in un anno che inizia. È la possibilità di ridecidere.

C’è qualcosa di realmente nuovo in un giorno o in un anno che inizia. È la possibilità di ridecidere. La possibilità, cioè, di impegnare da capo la propria libertà, cambiando o confermando le nostre scelte. Conversione e crescita sono possibilità quotidiane, sempre aperte fino alla fine. Come per la donna di cui ho raccontato.

Così l’andamento ciclico iscritto da Dio nella natura corrisponde in modo sorprendente alla struttura dello spirito umano. Il calare della luce e il sonno della notte sono occasione per abbandonare a Dio il male compiuto, per prendere distanza dai nostri errori, ma anche per lasciar sedimentare dentro di noi il ringraziamento e la gioia. Alla sera, la speranza del bene che sarà possibile domani ci conforta e il lavoro per realizzarlo riprende ad ogni inizio di giornata con l’energia nuova che la notte ci dona. Anche un anno che inizia porta con sé l’energia di nuove idee e nuovi progetti, mentre guardiamo con più distacco alle fatiche vissute. L’impegno di una vita intera si alimenta a queste esperienze e la somma di tutti questi piccoli o grandi cerchi forma nel tempo una linea che procede.

Ogni giorno che si apre contiene la possibilità che Cristo torni e mi trovi orientato verso di lui. Non importa, in fondo, se fino a ieri ho mancato, se mi sono appena deciso. Non importa quanti cerchi si sono già chiusi dietro di me. Oggi se ne riapre un altro e mi è data un’opportunità nuova di guardare avanti a me, di attendere Cristo. Anche se fosse l’ultimo giorno della mia vita. Per questo tutte le volte è bello ricominciare.

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