«Ritornate a me con tutto il cuore»

Nell’omelia delle Ceneri, mons. Camisasca ci invita a vivere la Quaresima, in questo anno segnato da incertezze e paure, come un vero cammino di conversione.

sily Polenov, «Sogni (sulla montagna)», 1900.

Cari fratelli e sorelle,

oggi inizia il cammino della Quaresima per preparare il nostro cuore e la nostra mente ad accogliere la luce della resurrezione. Senza una preparazione adeguata, non è possibile gustare in modo pieno il dono che Dio ci fa. Per questo ogni anno si aprono davanti a noi questi 40 giorni durante i quali, accompagnati dalla liturgia e fortificati dalla preghiera, dal digiuno e dall’elemosina, siamo chiamati ad attraversare il deserto delle nostre paure e delle nostre lontananze per approdare rinnovati, come il popolo di Israele al seguito di Mosè, alla terra promessa che la croce di Gesù ci schiude.
Approfittiamo di questo tempo di grazia per ritrovare le ragioni e la forza per la resurrezione. «Il tempo di Quaresima è fatto per sperare, per tornare a rivolgere lo sguardo alla pazienza di Dio» (Messaggio per la Quaresima 2021, 2) scrive il papa nel suo messaggio, che invito a leggere e meditare.
So bene che siamo tutti profondamente segnati e affaticati dopo così tanti mesi passati nell’incertezza, nella paura e nelle restrizioni, un intero anno che per molti versi può essere considerato una lunga Quaresima. Spero ardentemente che sia davvero così: non un tempo solo subìto, ma un vero cammino di conversione. Questa congiuntura ci ha insegnato che la nostra esistenza non può reggersi senza un fondamento adeguato, non possiamo vivere senza un rapporto vivo con Cristo e con il suo corpo che si realizza concretamente nella partecipazione alla comunità della Chiesa.

Per ritornare a un rapporto autentico con il Signore abbiamo bisogno di tornare a noi stessi, ricomprendere chi siamo, raccogliere il nostro cuore da tutte le distrazioni e le divisioni che lo appesantiscono.

Il profeta Gioele, nella prima lettura che abbiamo ascoltato, scrive: Il Signore si mostra geloso per la sua terra, e si muove a compassione del suo popolo (Gl 2,18). Il cammino di Israele nel deserto è una preparazione ad accogliere la terra che Dio ha preparato per lui. È Dio stesso questa terra, come appare chiaro da quanto il profeta dice più sopra: Ritornate a me con tutto il cuoreritornate al Signore, vostro Dio (Gl 2,12-13). Il deserto da attraversare non è appena una strada per giungere a questa terra irrigata e feconda, ma è anche lo spazio della conversione, il luogo in cui discernere ciò che è essenziale e, assieme, l’immagine dell’arsura e della sterilità che la distanza da Dio produce nelle nostre vite. Ritornate a me con tutto il cuore: l’interezza e l’unità del cuore sono nello stesso tempo la condizione e il frutto più maturo del nostro cammino verso Dio. In fondo, per ritornare a un rapporto autentico con il Signore abbiamo bisogno di tornare a noi stessi, ricomprendere chi siamo, raccogliere il nostro cuore da tutte le distrazioni e le divisioni che lo appesantiscono.

La terra di cui parla il profeta Gioele, infatti, non è solo Dio, ma anche Israele stesso: Il Signore si mostra geloso per la sua terra, e si muove a compassione del suo popolo. Siamo noi la sua terra, la sua eredità tra le genti, l’oggetto della sua predilezione. La gelosia del Signore per la sua terra si esprime attraverso la compassione per il suo popolo. Dio è la nostra terra e noi siamo, in un certo senso, la terra di Dio. La patria promessa verso la quale camminiamo non è dunque solo davanti a noi. Essa è dentro di noi, è un rapporto che implica la riscoperta del nostro vero volto, della nostra creaturalità, della relazione costitutiva con il Padre che – come dice Gesù nel vangelo – vede anche nel segreto più recondito del nostro cuore (cfr. Mt 6,4.6.18), interior intimo meo et superior summo meo, come scrive il grande Agostino: «più intimo a me di me stesso e più alto di ogni mia altezza» (Confessioni, III,6,11). La Quaresima è dunque un tempo che ci è dato per abbandonare tutte le maschere sotto cui abbiamo sepolto il nostro viso e per recuperare la nostra identità. In un altro passaggio delle Confessioni Agostino scrive significativamente: «tu eri davanti a me; e io invece mi ero allontanato da me stesso, e non mi ritrovavo; e ancora meno ritrovavo te» (Confessioni V,2,2).

Questo raccoglimento, questo ritorno in se stessi, è esso stesso un dono da chiedere continuamente allo Spirito di Dio. In questo senso la Quaresima è un momento opportuno – kairòs – per riscoprire le strade del nostro rapporto vivo con Gesù. La preghiera, innanzitutto. Essa, come afferma il Crisostomo, è «la luce dell’anima» (cfr. Om. 6 sulla preghiera), ciò che le permette di vedere oltre la superficie degli avvenimenti, ma anche ciò che riscalda il cuore e lo apre alla pace. Il silenzio, la meditazione quotidiana della Parola di Dio e la frequentazione dei sacramenti sono gli alimenti principali della preghiera.
Per questa Quaresima consiglio vivamente a ciascuno di voi di stabilire un tempo giornaliero da dedicare alla preghiera e alla lettura spirituale. Può essere la meditazione di un libro, di un salmo, del Vangelo del giorno… Esorto tutti a riscoprire il sacramento della Confessione e, anche in questo caso, stabilire un tempo – almeno ogni quindici giorni – per accogliere il perdono sacramentale. Ove possibile, invito anche alla partecipazione frequente alla santa Messa, fonte e culmine di tutta la nostra vita di fede.
Inoltre, come avevo già fatto due anni fa, vi invito a scegliere una persona sola, povera o disagiata, da andare a trovare settimanalmente. La carità, infatti, è innanzitutto condividere, per quanto ci è possibile, la vita dell’altro, come Cristo ha condiviso la nostra facendosi uomo.

Quanto vorrei che nelle nostre comunità rifiorissero nuove strade per la conoscenza di Cristo! Faccio un appello a tutti i nostri sacerdoti perché in questo periodo siano offerte con più generosità catechesi sulla persona e sulla vita di Gesù e più spazio sia dedicato al confessionale.
Approfitto di questa circostanza per ringraziare tutti coloro – sacerdoti e soprattutto religiosi – che con grande liberalità offrono il loro tempo ad ascoltare quotidianamente le confessioni dei fedeli. Ringrazio in particolare i padri serviti che nella Basilica della Madonna della Giara ogni giorno, per molte ore dispensano il Perdono del Signore. Ricordo anche il gruppo Giovani e Riconciliazione che ringrazio e incoraggio a proseguire nel loro servizio.

Cari fratelli e sorelle,

non lasciamoci vincere dalla paura, ma, con tutte le precauzioni necessarie, torniamo agli incontri di catechesi in presenza! Il cristianesimo non è appena una dottrina che si comunica solo attraverso parole, immagini e incontri virtuali. Esso è la persona stessa di Cristo che si fa presente nell’incarnazione, nella fisicità della nostra comunione e nella materialità dei sacramenti. Torniamo alla celebrazione eucaristica! Nessun rapporto personale e intimo con Dio potrà mai sostituire o sussistere senza l’oggettività della santa Messa, senza il radunarsi fisico delle membra di Cristo attorno al sacrificio eucaristico.

Possa la potenza della resurrezione illuminarci e rinnovarci interiormente in questo cammino quaresimale per poter «accogliere e vivere la Verità manifestatasi in Cristo… che assumendo fino in fondo la nostra umanità si è fatto Via … che conduce alla pienezza della Vita» (Francesco, Messaggio per la Quaresima 2021, 1).

Amen.

Omelia nella santa Messa delle Ceneri – Cattedrale di Reggio Emilia, 17 febbraio 2021

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