Sempre più unico popolo di Dio

A Torino, nella parrocchia di Santa Giulia, si moltiplicano le esperienze di collaborazione tra sacerdoti e laici: proponiamo un articolo apparso su «Famiglia Cristiana»

Nell'immagine don Gianluca Attanasio durante un momento del «Maggio in oratorio», nella parrocchia Santa Giulia, a Torino.
Don Gianluca Attanasio durante un momento del «Maggio in oratorio», nella parrocchia Santa Giulia, a Torino.

Le porte sono sempre aperte. I ragazzi entrano ed escono: pregano, studiano, cenano, vivono insieme. Per loro la parrocchia è davvero una seconda casa. La comunità di Santa Giulia, nel cuore di Torino, è una di quelle realtà che testimoniano, nei fatti, la bellezza del cammino sinodale intrapreso dalla Chiesa. Perché si va avanti insieme. Si percepisce un prezioso intreccio tra lìimpegno dei quattro sacerdoti che abitano lì, nella Fraternità San Carlo Borromeo, e sono chiamati a guidare la parrocchia, e i tantissimi volontari laici che li affiancano.
»non si tratta solo di organizzare delle attività», spiega il parroco, don Gianluca Attanasio. «Interpretando con rinnovato slancio lo spirito sinodale, che ci vuole sempre più unico popolo di Dio, sacerdoti, religiosi e laici insieme, condividiamo la vita, con le sue mille sfaccettature. Abbiamo aperto la nostra casa ai ragazzi. E se loro pregano, è perché ci vedono pregare» Pochi discorsi teorici, molto cammino condiviso.
Interno c’è un mondo dai tanti volti. Vanchiglia, il quartiere dove si trova la parrocchia (Che in origine era un borgo operaio), è noto per essere zona di artisti bohémien, (tra atelier di pittori e teatri), ma recentemente è diventato anche punto di ritrovo per i più giovani, con una movida un po’ chiassosa e non sempre sana. E le sacche di povertà non mancano. La parrocchia non erige muri. Semmai cerca di costruire ponti. Lo si nota con particolare evidenza in primavera, quando, grazie al maggio in oratorio (che si rinnova da oltre quarant’anni), i cortili interno diventano punto di riferimento per l’intero quartiere, tra cene condivise, tornei sportivi, esibizioni delle band giovanili del territorio e preziosi incontri culturali.
Sono più di duecento i volontari coinvolti (settanta i ragazzi che servono ai tavoli). È un modo concreto per far incontrare percorsi di vita diversi.

Interpretando con rinnovato slancio lo spirito sinodale, che ci vuole sempre più unico popolo di Dio, sacerdoti, religiosi e laici insieme, condividiamo la vita, con le sue mille sfaccettature.


«In cucina o magari ad allenare i ragazzi, nel campo di calcetto, puoi trovare, fianco a fianco, il dirigente e l’operaio. E ognuno è a proprio agio» ci racconta Marianna, insegnante, mamma di due bimbi. Qualcosa di analogo riguarda le diverse fasce d’età (e non si nota solo col Maggio in oratorio, ma durante tutto l’anno): ragazzi, genitori e perfino qualche nonno condividono, con naturalezza, spazi e scelte di vita.
Quella di Santa Giulia è una comunità in cui, a tutti i livelli, chi è più avanti nel cammino si prende cura dei nuovi arrivati. Il gruppo degli universitari ne è un esempio. « Qui mi sento accolta per il fatto stesso che ci sono», racconta Arianna, 24 anni, studentessa di matematica. «Questo è un luogo che mi dà speranza, che mi insegna a guardare le difficoltà come occasioni. Ecco perché dedicare tempo e attenzione ai ragazzi più piccoli, che vengono qui per la formazione o per il doposcuola, mi viene naturale. Ognuno di noi si sente preso sul serio».
Ritroviamo lo stesso sguardo anche nelle proposte per le famiglie, cui la parrocchia dedica molta attenzione. Dai neosposi fino alle coppie con i capelli bianchi, ci si riunisce in gruppi per approfondire la Parola di Dio e gli insegnamenti della Chiesa, ma anche per aiutarsi nelle tante sfide quotidiane e regalarsi la gioia di momenti insieme, da ricordare. Il motto per i più giovani (che però vale a tutte le età), è “due cuori e una capanna, ma con intorno un villaggio”.
«I nostri figli vogliono bene ai nostri amici» racconta Tommaso, 32 anni, sposato con Anna e papà di tre bimbi piccoli. «Si cresce insieme, in un luogo sereno, e ciascuno di noi è un punto di riferimento per gli atri, come in una grande famiglia». Vedendo l’affiatamenti, alcuni genitori, arrivati in parrocchia per il catechismo dei figli, si unisce ai gruppi, aderendo alla proposta degli incontri mensili e di alcuni fine settimana insieme. Anche per i sacerdoti, il contatto con le famiglie è una continua fonte di arricchimento.

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