Don Davide e don Gianluca accompagnano alcuni giovani di Colonia in pellegrinaggio nei luoghi di san Francesco, e il cammino è occasione di dialogo profondo.

Anche quest’anno don Gianluca Carlin ed io siamo stati in pellegrinaggio ad Assisi con un gruppo di giovani della nostra parrocchia di Colonia.
Questo appuntamento è diventato ormai una tradizione. Da diversi anni proponiamo infatti una settimana di cammino da Città di Castello ad Assisi per conoscere e incontrare san Francesco nei luoghi in cui è vissuto. Gianluca la propone agli alunni della sua scuola e in parrocchia invitiamo i ragazzi al termine del percorso di preparazione per la cresima.
La prima volta risale al 2010 quando, ancora seminarista, ero a Colonia per il mio anno all’estero. Il pellegrinaggio fu un’autentica avventura. Il percorso, meno battuto rispetto a quello di Santiago, non sempre era segnalato bene. Spesso agli incroci dovevamo chiedere quale strada imboccare. Io guidavo un piccolo furgone per trasportare le valigie e mi occupavo di comprare tutto il necessario, cibo e bevande, per le pause durante il cammino. Il primo giorno fu un vero disastro: aveva piovuto abbondantemente e il pranzo era stato consumato in piedi, di fretta, perché non eravamo riusciti a trovare un riparo. L’antica pieve dove avevamo fatto sosta era aperta solo nei mesi estivi. Il morale era letteralmente a terra. La situazione avversa però ci fece scoprire lungo il percorso un vecchio casolare isolato in mezzo al bosco, che due vecchietti avevano sistemato per accogliere i pellegrini di passaggio. Dall’anno successivo, quel casale è diventato una tappa irrinunciabile del nostro pellegrinaggio e i due vecchietti sono divenuti i nonni acquisiti di tutti quelli che accompagniamo. La loro ospitalità, semplice e calorosa, non si comunica a parole ma nei gesti, nella cura con cui ci accolgono e nella semplicità con cui condividono con noi la loro tavola. È uno dei momenti che più rimangono impressi nella mente dei ragazzi.
Durante il cammino preghiamo, cantiamo insieme e ogni giorno leggiamo un brano dal Vangelo di Giovanni: il primo incontro con Gesù, la guarigione del cieco nato, l’episodio del sì di Pietro e del suo tradimento, quella domanda che gli rivolge il Risorto sul lago di Genesaret: Mi ami tu?. Per lunghi tratti, manteniamo un clima di silenzio.
Ogni anno per me è un’esperienza nuova. Accade qualcosa. Ogni anno c’è qualcuno che si lascia provocare.
Dopo aver ascoltato il brano del Vangelo, è facile arrivare a dialoghi profondi con i ragazzi. Basterebbe solamente il breve scambio di parole tra Gesù e i primi due: Cosa cercate? Maestro dove abiti? Venite e vedrete.
“E voi, che cosa cercate – chiedo – in questo pellegrinaggio e nella vostra vita?”. È un’esplosione di domande. Il cammino diventa per tanti l’inizio di una ricerca comune, il principio di una risposta.
Lungo il percorso, tanti luoghi ricordano il passaggio di Francesco: ad Assisi ogni pietra parla di lui. I ragazzi rimangono sempre impressionati da quante persone ancora oggi desiderino conoscere ed incontrare questo ragazzo irruente, che ha abbandonato tutto preferendo seguire Cristo nell’amore verso gli ultimi. Anche la bellezza dei paesaggi permette di immedesimarsi nello stupore e nella gratitudine di Francesco verso il Creatore.
Spesso i ragazzi mi chiedono di raccontare loro la storia della mia vocazione. Ma è proprio vero che Cristo può riempire il nostro cuore? Come hai capito che era quella la tua strada? E che cosa ha in mente Dio per la mia vita? Questa è la sfida che si ritrovano fra le mani tornando a casa.

 

(Davide Matteini è viceparroco presso l’unità pastorale di Kreuz-Köln-Nord, in Germania. Nella foto, una veduta di Assisi)

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