Paolo Desandré parroco di Santa Maria del Rosario, nel quartiere romano della Magliana, traccia alcuni momenti della sua esperienza: dal suo arrivo in parrocchia, ad un’alluvione, fino a una bambina che gli illumina il significato della confessione.

Quando ripenso agli anni che ho trascorso nella casa della Magliana, mi trovo davanti un mosaico immensamente ricco di cui scopro ogni giorno un tassello. Impossibile raccontarlo nella sua interezza ma alcuni significativi frammenti fanno memoria di ciò che mi è stato donato. Ricordo bene, ad esempio, il mio arrivo nella chiesetta della Madonna di Pompei, il 14 settembre 2005. C’è un funerale ed entro proprio mentre don Gerry fa l’omelia. Parla della morte come di una nuova nascita: se un bimbo dentro il ventre della mamma potesse avere la coscienza di un adulto – dice -, forse non vorrebbe uscire perché lì dentro si sta bene! E invece la nascita diventa l’occasione di vedere in volto coloro che lo hanno generato. Quel racconto era una sorta di profezia di quello che mi sarebbe accaduto: un nuovo inizio, una più profonda coscienza di me.
Nel 2006, insieme a don Maurizio che viene a guidare la nostra casa, arriva un’alluvione, quasi profezia di una grazia dirompente… Veniamo inondati dall’acqua, il fango copre tutto. Ho ancora negli occhi il momento in cui apriamo il portone e vediamo le scale trasformate in una cascata! Arrivano subito uomini e donne della parrocchia. Si lavora sorridendo. A mezzanotte don Aldo prepara una spaghettata. Alle 12 del giorno dopo, tutto è più pulito di prima: una cosa impensabile! All’epoca, don Massimo si riferì a questa circostanza con una memorabile definizione: la fede è trovare l’oro dentro il fango. Per me, l’oro è stato questo drappello di amici grati e infaticabili, le pietre vive con cui un anno dopo, il 16 settembre 2007, consacrando la nostra nuova chiesa, papa Benedetto XVI ci invita a edificare la Chiesa.
Tempo misterioso, quello della posa delle fondamenta, che sembra non finire mai e non produrre risultati. Eppure, tutto ciò che è venuto dopo non sarebbe stato possibile senza questo tempo che ci richiama alle fondamenta della nostra persona, della casa, della comunione.
Nella visita agli ammalati ho scoperto dei santi nascosti. Su tutti, ho in mente un uomo che per anni ha curato la moglie ammalata di Alzheimer. Le visite a quella casa sono state per me sacramento, segno efficace della grazia: ogni volta ne sono uscito cambiato, arricchito dalla bellezza che ho trovato lì. Altri momenti della vita in parrocchia appaiono più aridi. Ad esempio, quando mi ritrovo nell’ufficio parrocchiale, durante il mese delle comunioni, dei battesimi e delle cresime. Tante persone mai viste vengono per chiedere il certificato d’idoneità o quello di battesimo. Burocrazia. Ma basta affrontare anche questa circostanza con il desiderio di un significato, e accadono incontri veramente belli, persone che raccontano di sé e del loro bisogno. Quell’arido certificato si riempie di vita, è come la roccia da cui il Signore ha fatto scaturire acqua fresca.
Voglio chiudere questo racconto con la storia di una bambina e del suo diario. Durante il ritiro delle prime comunioni, mi sforzo di far immedesimare i bambini nel momento in cui Gesù alza lo sguardo e chiama Zaccheo per nome. «Secondo il Vangelo, dopo cena Zaccheo si alza e dice qualcosa a Gesù. Cosa pensate che gli dica?». «Gli chiede perdono». «Gesù non lo ha mai accusato e lui chiede perdono. Perché?». Una bimba alza la mano: «A me è successo come a Zaccheo!». Fermi tutti. Raccontaci. «Un giorno ero così infuriata con la mamma che ho aperto il mio diario e ho iniziato a scrivere cose bruttissime su di lei. Qualche ora dopo, la mamma mi ha aiutato a fare una cosa e ho capito quanto mi vuole bene. Mi sono sentita malissimo. Ho preso il diario, sono andata da lei e, piangendo, le ho fatto leggere tutto quello che avevo scritto e le ho chiesto di perdonarmi». Quel giorno, da una bambina ho compreso che cos’è il sacramento della confessione. Ora lo spiego agli altri bambini parlando di lei.

(nella foto, la chiesa di Santa Maria del Rosario ai Martiri Portuensi, a Roma)

paolo desandré

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