Accompagnare un gruppo di ragazzi in visita alle basiliche romane, in occasione dell’anno dell’anno giubilare, è l’occasione per intravedere l’unica possibilità di letizia.

Una possibilità di grazia data a tutti: di questo siamo stati strumento durante il Giubileo della Misericordia. Per l’occasione, infatti, tutti i seminaristi della casa di formazione di Roma si sono offerti di accompagnare i pellegrini in visita alle quattro basiliche maggiori della Città eterna, San Pietro, San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le Mura, Santa Maria Maggiore. Hanno allestito inoltre una mostra sul tema della misericordia, Ancora lontano lo vide, costruita commentando la parabola del figliol prodigo. Sono stati molti i gruppi di ragazzi, studenti e adulti che hanno approfittato dell’occasione. Due episodi mi sono rimasti impressi.
Innanzitutto, la mia prima visita guidata, per la quale sono stati fondamentali i suggerimenti di don Andrea Lonardo, il prete romano che abbiamo invitato in seminario per aiutarci a comunicare lo stretto rapporto tra teologia e arte. Con una ventina di ragazzi di Trento, accompagnati dal loro parroco, siamo andati a Santa Maria Maggiore, dove ho provato a spiegare i mosaici dell’abside, collegando l’espressione artistica al suo contenuto di verità: l’Incoronazione della Vergine, che rappresenta il sentire comune del popolo cristiano nei confronti della Madonna; la sua Dormitio, quale segno anticipatore della resurrezione dei corpi alla quale siamo destinati; le raffigurazioni della storia della salvezza come biblia pauperum, per l’educazione dei fedeli in un tempo in cui la maggioranza delle persone era analfabeta.
Mi ha colpito che, nonostante la giornata intensa e stancante, i ragazzi siano rimasti sempre attenti, interessati a ciò che vedevano. Era evidente, infatti, come fossero la bellezza e l’imponenza di ciò che avevamo davanti a parlare, più di ciò che potevo dire io. Al centro della visita, la preghiera di fronte alla culla di Gesù, sotto l’altare principale, per chiedere l’indulgenza.
Il secondo episodio mi porta invece alla visita di un gruppo di adulti, provenienti da Cesena e dintorni. Ho accompagnato anche loro a Santa Maria Maggiore. Poi, ho chiesto a due confratelli, Dennis e Ruggero, di presentare agli ospiti la mostra sulla misericordia: si sono divisi i pannelli ripercorrendo le vicende del figlio minore, del fratello maggiore e del padre. Ascoltarli e vederli impegnati nel raccontare la parabola, mi ha fatto pensare quanto lo sguardo misericordioso di Dio verso ognuno di noi sia immeritato. E lo stesso devono avere pensato i nostri amici di Cesena. Alla fine della visita, uno di loro ha espresso la sua gratitudine per la bellezza della compagnia cui siamo affidati, che continuamente ci risolleva da tutte le nostre miserie. Si riferiva all’ultimo pannello della mostra, che riporta questa frase di don Giussani: «È la festa che qualifica ogni risveglio, ogni mattina, ogni volta che dici “O Dio”, ogni volta che lo guardi e dici “O Dio, perdonami”: è una festa, accade una festa».
Le visite alle basiliche e la mostra sulla misericordia sono diventati così l’occasione per riconoscere il dono che questo anno giubilare costituisce per noi: la possibilità di rimetterci di fronte a Dio con tutto il nostro niente, chiedendo la conversione del cuore. L’unica possibilità di letizia.

(nell’immagine, l’abside di Santa Maria Maggiore, a Roma).
marco vignolo

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