Anche una riparazione domestica può essere una offerta a Dio: un racconto dal Cile

Nell’ultimo periodo ho letto Trattato della vera devozione a Maria di san Luigi de Monfort, libro che Giovanni Paolo II amava molto e che mi ha fatto meditare sul tema dell’offerta. Infatti, un aspetto sul quale il santo insiste è quello di offrire ogni nostra azione a Maria affinché lei, a sua volta, la ponga nelle mani del Signore. Alla fin fine è la logica della raccomandazione: chiedere a Maria che metta una buona parola per noi presso suo figlio.
Questo è il contesto di ciò che mi è successo qualche settimana fa quando ho passato una giornata complicata. Venivo da alcuni giorni di sconforto, non dovuti a nessuna cosa grave ma piccole cose che accumulate a volte appesantiscono: una discussione sui padrini di battesimo che non possono essere conviventi, ragazzi della parrocchia che, nonostante varie conversazioni e molto tempo passato assieme vivono seguendo criteri totalmente mondani e lontani da Cristo, ecc. In poche parole, subivo la fatica di scontrarmi con il popolo di dura cervice (un amico poi, mi ha fatto notare che i primi di dura cervice siamo noi stessi).
Era sera e mi preparo per la messa pronto a offrire tutto nelle mani di Dio. Comincia la celebrazione, parte un canto di dubbio gusto musicale e il mio pensiero torna con nostalgia al canto vissuto nel movimento prima e in seminario poi. Tornato a casa, Tommaso, che vive con me e Alessio, mi riferisce un’altra notizia non proprio confortante.
Dopo tutto questo, mi dico: “Ho bisogno di bellezza, di fare qualcosa di utile e di offrirlo al Signore”. Decido quindi di riparare il rubinetto della cucina, dal quale non usciva più acqua calda da due giorni e che ci obbligava a lavare i piatti con l’acqua gelida (qui ora siamo in inverno). Qui devo fare una premessa: nel giro di dieci giorni, in casa nostra, si sono rotti uno dietro l’altro il tubo di scarico del lavabo della cucina, quello dell’acqua calda e infine il boiler del bagno.
Così, dopo cena, vado in cucina con il computer, faccio partire La grande Pasqua russa di Korsakov, e mi metto all’opera. Una volta smontato il rubinetto, cerco di svitare l’ultimo tubo per stapparlo e permettere all’acqua calda di passare. Non ci riesco, quindi chiedo aiuto a Tommaso che in casa è quello con maggior senso pratico. L’unica idea che ci viene è di attaccare la canna del giardino al rubinetto e far passare l’acqua in senso contrario per stappare il tubo. Il risultato è indescrivibile: acqua dappertutto e Tommaso dietro di me che ridendo dice: “Questa sì che è una foto da mandare a Roma!”.
Nonostante tutto, l’operazione riesce e l’acqua calda torna nel lavabo della cucina.
Così me ne vado a letto lieto e con quest’ultimo pensiero: “Gesù, se Dio Padre è in grado di tirar fuori dei figli di Abramo dalle pietre, allora, da un’offerta seppur misera come quella di sistemare un rubinetto sgangherato, sarà in grado di tirar fuori qualche conversione, almeno una”. Forse la mia, aggiungerei ora.

 

 

Stefano Peruzzo è in missione a San Bernardo, nella regione metropolitana di Santiago del Cile. Nella foto, una veduta della città.

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