È vero che pregare in famiglia è impossibile perché non c’è mai il tempo? Una testimonianza dai nostri sacerdoti della parrocchia Santa Giulia, a Torino.

Che un marito e una moglie con tre, quattro o anche cinque figli a carico non riescano a trovare del tempo per la preghiera durante la settimana, è tutto da dimostrare. Da qualche anno, nella nostra parrocchia di Torino, il sabato mattina ci ritroviamo con un gruppo di famiglie per vivere insieme il momento dell’adorazione eucaristica. All’inizio c’era solo una famiglia che aveva espresso il desiderio di essere aiutata nella preghiera. Con il tempo, la piccola comunità di preghiera si è allargata. Ora siamo circa una ventina di persone che pregano insieme nella bellissima sacrestia della chiesa di Santa Giulia. Mentre per le vie del nostro quartiere si sente il vocìo del mercato rionale, tra il traffico delle auto e la ressa delle persone in giro per commissioni, alcune mamme e alcuni papà si fermano per un’ora e mezzo in ginocchio davanti all’Eucarestia.
Il tempo prolungato permette ad entrambi i genitori di pregare davanti al Santissimo Sacramento, facendo a turno: mentre uno prega, l’altro si prende cura dei bambini, in una delle sale della Casa parrocchiale. È un momento intenso, sempre guidato da uno di noi sacerdoti. C’è una piccola introduzione, per aiutare le persone a vivere il momento, consigli pratici sui vari aspetti della preghiera: a che cosa pensare nei primi minuti di silenzio, cosa significa leggere un testo e meditarlo, se e quando stare in ginocchio, come vincere le distrazioni. Poi ci fermiamo a pregare insieme a loro.
Anche le famiglie numerose riescono così a trovare il tempo per la preghiera personale e vengono aiutate ad immergersi in un clima di silenzio. Per i genitori, un tempo prezioso, per staccare dai frenetici ritmi della vita familiare e lavorativa, per guardare la vita dalla prospettiva di Dio. Un tempo solenne, abitato dalla presenza di Gesù.
Negli ultimi anni, i bambini sono cresciuti e ora possono giocare tra loro, senza essere sorvegliati (troppo!) dai genitori. Abbiamo messo a loro disposizione le costruzioni, giochi da tavolo, libri e colori. Così, mentre i genitori pregano, i figli possono stare tra loro liberamente. E pazienza se il divano della casa parrocchiale si rompe o ritroviamo gli scarabocchi sui muri. Sono rischi che prendiamo volentieri. Siamo sempre chiamati, infatti, a trovare le strade concrete per vivere ciò che desideriamo. A volte, abbiamo chiaro l’ideale verso cui tendere ma non sempre siamo in grado di incamminarci, con scelte stabili, verso la meta. Siamo bloccati dalle circostanze che ci sembrano impossibili da superare. Con l’aiuto reciproco, il dialogo, un pizzico di buona volontà e il sostegno della Grazia, la strada può diventare percorribile.

(Paolo Pietroluongo è viceparroco di Santa Giulia, a Torino. Nella foto, la rappresentazione dell’Ultima cena, con i ragazzi della parrocchia.)

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