L’arcivescovo della Madre di Dio a Mosca ci offre una meditazione sulla santità.

Recentemente ho riletto I Santi, un libro di Cyril Martindale, che raccoglie alcune delle trasmissioni che il grande scrittore inglese convertito al Cattolicesimo tenne alla radio negli anni ‘50 del secolo scorso.
Sono santi, alcuni molto noti, altri meno, alla cui avventura umana si viene introdotti in una decina di pagine ciascuno. In questi mesi ho scelto questo testo come lettura durante il pranzo in silenzio. Per entrare nella vita di uomini che, senza averlo minimamente previsto, provocano a seguirli.
Le storie dei santi vengono raccontate in modo molto semplice proprio perché è semplice la vita del santo. Semplice non perché priva di problemi o di difficoltà, ma perché è una storia reale.
Per la festa di Ognissanti dell’anno scorso trovandomi a preparare l’omelia, mi colpirono le parole della lettura tratta dall’Apocalisse di san Giovanni: Dopo ciò, apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani. … Uno dei vegliardi allora si rivolse a me e disse: «Quelli che sono vestiti di bianco, chi sono e donde vengono?». Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello» (Ap 7,9.13-14).
La visione simbolica di Giovanni sottolinea una caratteristica comune a tutti i santi: la loro veste è bianca. La veste nella Bibbia indica l’aspetto esteriore, ciò che è visibile a tutti: la vita reale, nuda e semplice di questi uomini. Una vita per la quale è facile riconoscerli, perché risplendono. I santi sono belli nel senso pieno della parola. Essi sono come stelle nel buio della notte, nella notte oscura di questo mondo. Sono, perciò, come la luce che ruba spazio al buio di questo mondo. I santi difendono il mondo dalla sua definitiva rovina. Perché lo splendore della loro umanità sempre di nuovo riaccende nel cuore indurito degli uomini la nostalgia del bello, del bene, del vero, quella sete di verità, di giustizia, di bellezza, di amore che trova in Cristo la sua risposta. E così allontanano il male. I santi salvano il mondo con la loro bellezza perché, come il volto di Cristo, essi rendono nuovamente visibile Dio tra gli uomini.
E all’uomo occorre innanzi tutto vedere per poter ricominciare a desiderare. Se non ci fossero più santi, la fede se ne andrebbe da questo mondo. Quando il Figlio dell’uomo tornerà sulla terra troverà la fede?, si domandò improvvisamente Gesù un giorno (cfr. Lc 18,8). Gesù troverà sempre la fede ad ogni passo della storia, perché Egli torna nei santi. I santi ci sono! Essi sono la risposta alla drammatica domanda di Gesù. In loro la bellezza è nuovamente visibile. E contro la bellezza nemmeno il demonio può fare nulla. Anche lui è vinto. Per questo è importante la familiarità con i santi, con le loro vite, con i loro discorsi, con le loro storie. Nei santi noi vediamo più facilmente Cristo presente. La santità è il rapporto vissuto quotidianamente dal cristiano col mistero di Dio. Il Compedium del Catechismo usa una bellissima espressione: «La santità è la vocazione di ogni membro della Chiesa e il fine di ogni sua attività» (165).
(Giotto, «Dormizione della Vergine»)
paolo pezzi

Leggi anche

Tutti gli articoli