La chiesa della Navicella si trova nel cuore di Roma, a pochi passi dal Colosseo. Attorno a noi, nel giro di qualche centinaio di metri, sorgono alcune tra le chiese più belle della capitale: San Giovanni in Laterano, San Clemente, Santi Quattro Coronati… solo per citare qualche nome.
Si narra che la nostra chiesa sia stata costruita sulle fondamenta della caserma che accolse san Lorenzo diacono durante i suoi ultimi anni di vita, circa millesettecento anni fa, e che nacque come diaconia, una delle chiese cioè che venivano costruite per svolgere opere di carità in tutta la città. Ancora oggi la carità è il centro della nostra azione pastorale.
Spesso, all’inizio dell’anno, i genitori dei bambini delle elementari o dei ragazzi delle medie, che per passaparola sono venuti a conoscenza della nostra comunità, ci chiedono come funziona il catechismo. Noi rispondiamo che questa dev’essere l’ultima delle loro preoccupazioni. «Cosa desiderate per i vostri ragazzi? -chiedo loro appena li incontro – Che possano incontrare la vita della Chiesa, una vita che da sempre attendono e che li aiuterà a crescere come uomini, oppure che frequentino un ulteriore corso, accanto ai corsi di nuoto, calcio o pattinaggio?».
Molti fanno fatica a capire, perché purtroppo sono stati abituati a credere che la Chiesa sia un insieme di attività con una scadenza. Ma in cuor mio, non posso far altro che proporre loro la Parola di Dio così come mi è stata annunciata, perché il Signore mi ha scelto per dar voce alla sua Chiesa, non ai miei pensieri: la fede è l’obbedienza a quella forma di insegnamento alla quale siamo stati consegnati, diceva il cardinal Ratzinger.
Questa obbedienza inizialmente sembra sterile. Molti, quando vengono a conoscenza del fatto che ciò che viviamo con i ragazzi e i bambini è una proposta esigente, che ha come orizzonte tutta la vita, rifiutano cordialmente.
Noi grandi che guidiamo questi bambini e ragazzi, siamo ben consapevoli di ciò che abbiamo ricevuto: un certo modo di intendere l’autorità, come l’amico che ti accompagna verso la verità e che devi seguire se vuoi crescere; un certo modo di intendere la compagnia, come il luogo fisico della presenza di Gesù; in cui i canti e i giochi non sono semplici riempitivi, ma momenti di costruzione della personalità cristiana. Soprattutto un modo di intendere la vita come risposta a un compito che il Signore ci ha affidato. Su queste semplici verità siamo al tempo stesso intransigenti e pazienti. Le ripetiamo spesso, ma non le annacquiamo, perché altri hanno fatto così con noi, reputandoci abbastanza grandi per capire.
Vedo continuamente la bontà di quello che proponiamo nei ragazzi che ci frequentano, siano due o duecento. La fedeltà a quanto abbiamo ricevuto genera in loro personalità gioiose, che amano la vita, che sono disposte ad aiutarsi nel fare i compiti, che una volta al mese comprano qualcosa al supermercato per darlo ai più poveri. E quando li vedo crescere così mi chiedo: «Può esserci forse amore più grande di questo: dare a loro ciò che io ho ricevuto?».
Nella foto: Luca Speziale (a destra) è viceparroco e insegnante di religione a Roma. Qui con alcuni ragazzi della Barca di Pietro e della Compa- gnia di san Paolo, studenti delle scuole medie che frequentano le nostre parrocchie.